Spese fuori controllo per il Pnrr delle scuole italiane

di Corrado Zunino, la Repubblica, 26.4.2024.

L’inchiesta. Ci sono 17,5 miliardi da investire in istruzione, ma pochi soldi vanno in edilizia e tanti in una tecnologia spesso inutilizzabile. Le scadenze ravvicinate costringono a scelte al buio: velivoli telecomandati e occhialoni rischiosi per la vista destinati agli adolescenti. Presidi e docenti: “Le segreterie sono al collasso”

 

ROMA – Con il fiato sul collo del ministero, i dirigenti scolastici di undici istituti comprensivi di Roma e provincia, e due di Latina, hanno comprato diversi droni per le lezioni da offrire ai loro iscritti. Questo, con i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i 194 miliardi di euro strappati all’Europa dopo le due stagioni del Covid. Sono droni a fini educativi, modello Tello, commercializzati dall’azienda cinese Dji. Dotati di fotocamera, possono registrare video e volare in autonomia per tredici minuti a trenta metri da terra. Costano 159,92 euro l’uno, da listino. Un istituto, degli undici, ne ha acquistati sei.

I “Tello” non possono volare senza prof

Avevano buone intenzioni i presidi dei tredici istituti comprensivi. In accordo con gli animatori digitali della scuola, volevano innovare la Geografia trasmessa in classe: ascensione dei mezzi teleguidati, scatti fotografici rivolti a terra. Quando i droni sono arrivati alle segreterie, però, i ds si sono accorti – già dalle indicazioni della scatola – che potevano essere maneggiati solo da adolescenti sopra i 14 anni, e in classe con quel requisito anagrafico c’erano solo i bocciati. Gli istituti comprensivi ospitano, infatti, ragazzi dall’infanzia fino alle medie: l’età massima, se lo studente è in corso, è proprio di 14 anni. I dirigenti scolastici e pure quelli amministrativi hanno scoperto, quindi, che in molti casi non era neppure sufficiente l’assicurazione scolastica esistente, fin qui nelle scuole nessuno aveva mai previsto la voce “incidente da droni”. E poi non esistevano gli spazi adatti, in quasi tutte le scuole italiane, per far decollare lo strumento educativo. Al massimo lo si poteva portare in palestra per piccoli esperimenti.

Già. Sono centinaia gli acquisti incauti, spesso tecnologici, fatti anche nel resto del Paese – oltre a Roma e Latina – sotto l’egida del Pnrr. Lo spiega Pierluigi Lanzarini, amministratore della più importante azienda italiana di Education, Campustore. Racconta: “I droni sono stati venduti in tutta Italia e molti proprio agli istituti che ospitano bambini di infanzia ed elementari, ragazzini delle scuole medie”. No, non potranno usarli, se non aiutati da un docente.

Un fornitore romano ha raccontato a Repubblica, chiedendo in questo caso l’anonimato: “Nelle scuole della capitale si è avviato un contagio da acquisto Pnrr, a fine novembre molti istituti non riuscivano a chiudere il budget, visto che le cifre assegnate erano alte e le scadenze ravvicinate. Molti dirigenti, dopo aver sentito i colleghi, hanno deciso di buttarsi sui velivoli telecomandati, alcuni semplicemente per portare a termine la linea Scuola 4.0 del Piano nazionale: “Mancano 3.000 euro, prendiamo i droni’, ci hanno detto guardando il catalogo”. Gli ordini delle attrezzature, dopo tre proroghe, si sono chiusi lo scorso 30 novembre. Ora i pezzi stanno arrivando alle scuole, e diversi restano nel cellophane.

Quei monitor fanno male alla vista

Un altro strumento didattico che, fortemente sponsorizzato dalle tre aziende principali del ramo scuola, in questi mesi è stato consegnato in volumi inattesi alle segreterie scolastiche, è il visore per la riproduzione della realtà virtuale. Anche qui, per fretta, emulazione e scarsa conoscenza rispetto a venditori aggressivi, i dirigenti scolastici e quelli amministrativi hanno fatto ordini anche per gli studenti under 14. Le tre aziende di riferimento confermano, sia l’entità delle compere strumentali sia la bassa età dei potenziali fruitori.

Oculisti e neurologi, è questo il problema, sconsigliano caldamente i visori, veri e propri occhialoni sul genere sci dotati di un monitor, sotto l’età di 13 anni: possono danneggiare la vista di un apparato in crescita. Alcuni studi spiegano, poi, come tra gli adolescenti che indossano visori si siano verificate frequenti vertigini e perdite dell’orientamento. “Ne stavamo comprando sei paia per una nuova aula virtuale”, spiega Anna Foggia, dirigente scolastica dell’Istituto di Via Paribeni 10 di Mentana, in provincia di Roma, “ma i nostri docenti hanno avvistato in tempo le controindicazioni e ci siamo fermati”. Molti se ne stanno accorgendo ad acquisti fatti, fatti per inesperienza.

L’ad dell’azienda big: “Ci sono stati errori”

E’ ancora il produttore Lanzarini a spiegare: “Sui droni educativi si può discutere, alcuni li considerano mezzi professionali, bisognosi di un patentino, altri assimilabili ai giocattoli e quindi pilotabili anche a bassa età. Gli errori, però, ci sono stati, è indubbio. Il Pnrr è complesso, lo è anche per le aziende. E le scuole sono diventate centrali di acquisti spesso senza competenze. Le segreterie sono fatte, in molti casi, di ex ausiliari che faticano a muoversi su una tastiera. E non è neppure giusto dire che il Pnrr abbia obbligato a scelte all’ultimo minuto. La verità è che le scuole che già possedevano un progetto didattico proprio sono arrivate a scegliere strumenti e arredamenti con sei mesi di anticipo, quelle che nel quotidiano faticano si sono attivate soltanto negli ultimi dieci giorni. E spesso hanno sbagliato”.

Il Ceo di Campustore sostiene che, sì, l’Italia sul Next Generation scolastico si è mossa prima degli altri, ma poi nella realizzazione del Piano avrebbe dovuto scegliere la strada intrapresa da Germania e Francia: “In quei Paesi si stanno creando veri e propri media center dove esperti illustrano alle dirigenze scolastiche, convocate una ad una, gli strumenti migliori per i loro progetti. Noi abbiamo un’ottima fiera per fare questo, ed è Didacta, ma è periodica, si svolge solo due volte l’anno. Probabilmente avrebbe dovuto essere usata per aiutare le scuole a gestire lungo tutta la stagione gli acquisti del Piano nazionale di resilienza e ripresa”.

Spesi 3 miliardi su 17,5

I docenti interpellati parlano di laboratori linguistici acquistati a scatola chiusa e una scelta tecnologica spinta dalle case produttrici sui prodotti “Mac”, belli e difficili, troppo difficili per un corpo docente in avanti con gli anni. Salvo Amato, insegnante di Informatica all’Istituto superiore Euclide di Caltagirone (Catania), dice: “Le aziende hanno preparato cataloghi con offerte costose e attrattive che consentivano margini di profitto più alti rispetto ai classici computer. Le aule immersive, per esempio, costano tra i 30 e i 40.000 euro e diversi presidi le hanno fatte proprie con i finanziamenti pubblici, ma oggi sono pochi i professori in grado di trasformarle in lezioni”. Ecco, costretti dalle scadenze castranti, e dalle minacce individuali (“fino a due anni di sospensione dello stipendio”, scrive il sindacato Dirigentiscuola), diversi ds italiani per dare legittimità e senso ai soldi – tanti – arrivati in cassa con il Pnrr dedicato alla scuola, hanno fatto acquisti senza avere un progetto.

Sono 17,577 miliardi di euro i finanziamenti del nostro Next Generation scolastico, il 9 per cento dell’intera partita nazionale. Di questi, 7,017 miliardi sono gestiti direttamente dal ministero dell’Istruzione e del Merito, gli altri 10,56 attraverso comuni e province. Sul terreno, significano dai duecentomila a un milione di euro per le attività di ogni istituto: mai viste queste cifre nelle segreterie scolastiche italiane. A fine 2023 il ministero aveva speso 2,988 miliardi (su 17,577). La partita si chiuderà nel 2026.

Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli studenti medi. offre il punto di vista dei fruitori di questa nuova attrezzatura, gli alunni: “I decreti sono scritti male e i soldi spesi in digitalizzazione sono stati troppi. Per molti istituti la priorità era l’intervento edile, rimasto una priorità insoddisfatta”.

Istituti non accatastati, cantieri: i soldi sprecati

Non è solo una questione tecnologica. Il Comune di Cesa, questo in provincia di Caserta, novemila residenti, ha pensato di cogliere al balzo l’occasione del grande piano di infrastrutturazione del Paese per ricostruire l’edificio della materna locale spianando – il 28 luglio scorso – una scuola rifatta nel 2002, solo ventidue anni fa. Con 2,1 milioni di euro ora alla materna si affiancherà l’asilo nido e all’interno nascerà anche una mensa, ma la Gilda degli insegnanti, attraverso il coordinatore provinciale Cesario Oliva, commenta: “Diverse scuole, nell’area, erano ben più vecchie e malmesse e avrebbero meritato un intervento con i soldi del Piano europeo. Nella maggior parte dei casi”, aggiunge, “osserviamo una fretta furiosa nelle procedure. Tutto viene approvato come massima urgenza, i dirigenti scolastici sono sottoposti a una pressione che li può portare a sbagliare”.

A Limana, in provincia di Belluno. Il progetto per il consolidamento antisismico della scuola primaria Cibien, un lavoro da 3,36 milioni di euro, è stato accantonato perché l’istituto non era a catasto. Il preside del Liceo scientifico e Istituto tecnico economico Majorana di Torino racconta: “Anche noi abbiamo voluto spingere in avanti la qualità tecnologica del nostro insegnamento, utilizzando un’occasione irripetibile, ma devo registrare che la fretta con cui siamo costretti a muoverci rischia di farci perdere denaro. Il progetto generale dell’istituto prevede nuove aule nella succursale, ma i lavori della Città metropolitana, la vecchia provincia, non chiuderanno entro giugno 2024, data limite per ottenere i finanziamenti Pnrr. Butteremo via 40.000 euro, ma non c’è verso, quella finestra non è valicabile”.

I timori dell’Anac

L’Autorità anticorruzione, a gennaio 2023, aveva sollevato il problema delle “ingenti risorse economiche” che gli istituti scolastici gestiscono in autonomia quando diventano stazioni appaltanti e aveva suggerito una graduale rotazione dei dirigenti: “Dovrebbero restare, al massimo, tre mandati, nove anni in tutto”. Il progetto Pnrr per la dispersione scolastica di una scuola di Castellammare di Stabia – 291.000 euro il costo – è stato contestato da “un nutrito gruppo” di docenti e amministrativi, nonché dai genitori della comunità del Liceo classico Plinio Seniore, 1.230 alunni. Insieme, hanno inviato un dettagliato esposto alla Procura di Torre Annunziata. Sul sito della scuola non c’è traccia dell’investimento, così come non sono state messe a bilancio le spese interne delle ultime stagioni, in particolare quelle legate ai viaggi di studio. Il giro d’affari annuo dell’istituto, seconda la ricostruzione degli autori della denuncia, nel 2023 è stato di 900.000 euro tra finanziamenti Pon, fondi di istituto, Fondo degli studenti. Nulla è rendicontato, contesta il gruppo. E segnala all’autorità come all’apice del liceo vi siano tre stretti parenti: la preside, la sorella responsabile amministrativa e la cugina assistente in segreteria.

La Gilda di Napoli, attraverso la docente e avvocata Valeria De Lorenzo, già deputata Cinque Stelle e di Liberi e uniti, ha diffidato la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Ferraiolo-Siani di Acerra (Napoli): la diffida chiedeva l’annullamento dell’avviso pubblico sulla scelta dei membri da utilizzare per avviare la prevenzione della dispersione scolastica, siamo sempre all’interno del progetto Pnrr. Il team, vicino alla ds, lo scorso 1 febbraio era stato inserito in piattaforma prima che le attività del gruppo di lavoro si fossero concluse.

“Affoghiamo nella fretta”

L’investimento dei sette miliardi e mezzo di euro nella potestà diretta del ministero, diviso in quattro linee di intervento, è un’azione che sta collassando le segreterie scolastiche nazionali, impreparate sul codice degli appalti e su una rendicontazione davvero complessa. Le linee sono: Scuole 4.0, Riduzione dei divari e lotta alla dispersione, Stem e multilinguismo, Didattica digitale integrata per il personale scolastico. Ancora il professor Salvo Amato: “I progetti del Piano nazionale stanno stressando le scuole del Paese. Gli interventi si sovrappongono uno con l’altro e questo rende difficile, se non addirittura impossibile, la loro gestione”.

  • Percorso abilitante 30 CFU art. 13 DPCM 4 Agosto 2023

Le prime due fasi sono state varate nel febbraio 2023, le seconde due nel febbraio 2024. La chiusura di Scuola 4.0 è stata prorogata tre volte e prevede di informatizzare metà delle aule scolastiche italiane con 2 miliardi di euro. Molte scuole si sono trovate impreparate nella gestione di bandi onerosi, affidamenti diretti, gare di appalto, norme europee stringenti in tema di trasparenza. “Sì, spesso le segreterie non hanno rispettato le scadenze”, dice Amato, “ma è anche vero che mettere una consegna al 30 settembre 2025 è innaturale, visto che in quel periodo sarà da poco iniziato il nuovo anno scolastico e tutti i lavoratori saranno impegnati. La fretta sta rischiando di banalizzare e far naufragare questo cesto di novità”.

Mariaurelia Viotti, preside del Liceo classico Andrea D’Oria di Genova, aggiunge: “A fine febbraio sono partite le due linee sulle Stem e il multilinguisimo e, ancora, sulla formazione dei docenti. E’ un tour de force senza sosta, per una classe docente uscita stremata dai due anni di Covid”.

“Tanti progetti, pochi studenti”

Sulla lotta alla dispersione scolastica, 3.198 scuole interessate, diversi docenti si stanno facendo carico in solitudine di gestire i cospicui finanziamenti per organizzare attività a supporto degli studenti deboli: “Devono organizzare dodici corsi per i docenti, venti per gli studenti”, spiega Amato. “Con il mantra sui fondi che vanno spesi e spesi subito si perde di vista se poi avranno efficacia e buone ricadute. In questo periodo le attività ordinarie, su tutte l’insegnamento, sono diventate secondarie. E i progetti sono così tanti che non si trovano studenti per tutti i corsi”. La Cisl scuola con la segretaria Ivana Barbacci conferma: “Gli adempimenti rischiano di soverchiare l’azione ordinaria delle istituzioni scolastiche”.

Daniele Barca, preside dell’Istituto comprensivo Mattarella di Modena, uno dei pionieri della stagione della Buona scuola che portò negli istituti gli animatori digitali, dettaglia: “Il grande problema è la gestione delle rendicontazioni”. Certifica Anna Foggia, la ds di Mentana: “Lavoro di domenica e per i prossimi due anni sarà sempre così. Ci sono troppi soldi sull’informatica e troppo pochi sull’edilizia scolastica. La mia scuola cade a pezzi e per intervenite ci affidiamo ancora alle collette con i genitori. Stanno arrivando strumenti digitali di ultima generazione, ma l’intonaco dei soffitti impolvera sempre i banchi”. C’è un altro problema, segnala. “Per i laboratori ho ricevuto 83.400 euro, ma quando ho visto il bonifico mi sono chiesta: con chi li faccio? I nostri docenti devono essere ancora formati”.

I dirigenti del Friuli lo scorso febbraio hanno denunciato che le loro amministrazioni stanno anticipando soldi non ancora arrivati “e non sappiamo chi pagherà gli interessi alle banche”. Un’insegnante di un istituto di Monfalcone dice, poi: “In collegio docenti è stato messo nero su bianco: non possiamo comperare pc su pc e fare corsi su corsi tanto per spendere”.

Cgil: “Sulla dispersione soldi a caso”

Ecco. I presidi chiedono nuove proroghe e il sindacato Dirigentiscuola sui ritardi del Pnrr ha firmato questa petizione: “Leggere di sospensione dello stipendio fino a due anni per i presidi in ritardo con ultimo miglio, target e pagamenti è semplicemente vergognoso: suona come una provocazione nei confronti di una categoria che sta facendo sforzi sovrumani, peraltro non riconosciuti, per evitare che la barca affondi”.

Sull’azione di contrasto alla dispersione scolastica, la Flc Cgil denuncia: “Solo un terzo degli istituti siciliani ha ricevuto i contributi e tra questi non ci sono molte realtà che operano in contesti dove l’indice dell’abbandono è più alto della media”.

E’ quello che ha sostenuto Franco Lorenzoni, il maestro fondatore della Casa-laboratorio di Cenci, centro di formazione educativa: “E’ un concetto che i ministeriali di Viale Trastevere non hanno, la logica è tutta chiusa dentro le scuole: un finanziamento così non si era mai visto, fa rabbia che venga dato a pioggia senza un progetto organico di almeno tre anni capace di coinvolgere il territorio”.

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