Valditara chiede più severità in una scuola che si comporta sempre meglio

di Alessandro Rigamonti, Linkiesta

Sono stati inaspriti i giudizi sul comportamento, ma negli ultimi anni i voti sono sempre più alti. E questo decreto sembra non avere nulla di pedagogico

 

«Il Partito democratico e la sinistra si rassegnino: il modello che ci hanno imposto dal Sessantotto in poi a noi non piace e lo stiamo cambiando». Questo «cambiamento culturale» in atto è stato spiegato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Un pezzo del cambiamento che vuole attuare il ministro è stato approvato dal Senato il 17 aprile: con settantaquattro sì e cinquantasei ha votato a favore del disegno di legge (ddl) “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”. Adesso il ddl passerà alla Camera e, se approvato, potrebbe entrare in vigore dal prossimo anno scolastico.

In sostanza, il ddl rende più influente il voto in condotta per rafforzare il valore del comportamento studentesco. Con il “cinque” si verrà automaticamente bocciati, con il “sei” si verrà “rimandati” a settembre e lo studente dovrà portare un testo riflessivo sui valori costituzionali e sull’educazione civica. Alle superiori invece si otterranno crediti validi per il voto finale all’esame di maturità solamente con il “nove o il “dieci”. Cambiano anche le regole sulla sospensione: fino a due giorni di punizione gli alunni dovranno recuperare le lezioni, mentre se la sospensione dovesse essere più lunga verranno coinvolti in attività di cittadinanza solidale.

Un decreto scolastico che, secondo Raffaele Mantegazza, professore di pedagogia all’Università Bicocca di Milano, non è adatto all’istruzione dei giovani: «Non c’è niente di pedagogico. Il problema è che il ministro non dimostra nessuna competenza in quel campo. Dietro a questa idea di scuola vedo solo molta demagogia. Quando si parla di scuola le ideologie e gli schieramenti politici andrebbero messi da parte. Tra l’altro, una riforma così importante è stata fatta senza ascoltare gli insegnanti che sono le persone che stanno tutto il giorno con i ragazzi». Anche Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola, ha accusato il ministro di non aver avuto un confronto con la «scuola reale». Ovvero, i lavoratori del mondo della scuola che hanno altri problemi rispetto al voto in condotta.

Valditara ha ovviamente risposto a queste critiche: «Da quando sono ministro giro per le scuole e parlo coi dirigenti, gli insegnanti, gli studenti. Ovviamente sento anche i sindacati. Ascolto e raccolgo le istanze più convincenti».

In effetti dall’Associazione nazionale presidi il decreto Valditara è stato accolto con favore: «Sono tendenzialmente favorevole – dice a Linkiesta Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi – perché da un lato sono state confermate alcune disposizioni già esistenti, come quella che nega la promozione con l’insufficienza in condotta, e dall’altro ci sono alcune novità, come il debito in educazione civica con il “sei”. Direi che è un fatto positivo predisporre un elaborato dove si riflette sul senso della civile convivenza e sul rispetto dei valori costituzionali».

Analizzando i casi di cronaca degli ultimi anni, dalla docente colpita con una pistola ad aria compressa a Rovigo, fino a quella accoltellata a Varese, sembra che la situazione comportamentale nelle scuole sia peggiorata. Come il decreto Caivano, Cutro, Rave Party, anche questo nasce sull’onda dell’indignazione popolare. «Sembra che il ddl affronti delle problematiche attraverso una narrazione che dà enfasi su alcuni episodi gravi, ma percentualmente molto circoscritti – spiega Manuela Calza, segretaria di Flc Cgil –. Il problema è che vengono affrontate le criticità a valle, descrivendo le generazioni come se fossero dei delinquenti quando invece si tratta di ragazzi che spesso hanno delle fragilità da attribuire prima di tutto a un contesto sociale che non li favorisce».

Il peggioramento del comportamento dei ragazzi, per quanto abbia fatto scalpore sui mezzi di comunicazione non si riscontra nelle tabelle pubblicate ogni anno dal ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim): dall’anno scolastico 2016/2017 (il primo che registra le valutazioni comportamentali degli alunni) a quello 2021/2022 sono aumentati i “nove” e i “dieci”, sono calati i “sei” e i voti insufficiente sono rimasti pressoché invariati.

Analizzando i numeri nello specifico: nel 2017 gli alunni con il massimo voto in condotta erano il 15,08 per cento, nel 2022 il 20,78. Quelli con il “nove” erano il 35,12 per cento e cinque anni dopo il 38,52. Gli alunni insufficienti nel 2017 erano lo 0,08 per cento, mentre nel 2022 sono lo 0,1, mentre i ragazzi che hanno preso “sei” sono passati dall’11,82 per cento all’8,84 per cento. In pratica, a parte l’aumento minimo delle insufficienze, pagelle alla mano i ragazzi delle scuole superiori sono migliorati nel comportamento.

Un’altra delle novità importanti introdotta da Valditara è la cittadinanza solidale, ovvero far svolgere sgli studenti delle attività che aiutino la comunità. «Sono d’accordo perché se uno si è comportato male, ad esempio per bullismo, magari lo si mette in un’associazione di volontariato che si occupa di persone svantaggiate. Io credo che questo possa contribuire a far riflettere il ragazzo sul fatto che non bisogna prendersi gioco degli altri e non bisogna creare delle difficoltà di tipo psicologico o fisico», dice Giannelli.

Ma non tutti sono d’accordo. Ai sindacati non piace l’idea di accostare la punizione al volontariato – «È un messaggio sbagliato, ma anche pericoloso», dice Calza – e di togliere autonomia alle scuole con la scelta della punizione. «È un’opzione già presente in molte realtà scolastiche e condivisa fra tutti i soggetti della scuola, l’avrei lasciata alla libera discussione degli istituti», spiega Barbacci.

Un’ulteriore novità sul panorama scolastico è il debito in educazione civica con il “sei” in condotta. Secondo alcuni insegnanti, dato che la materia è collegiale, agli scrutini finali si preferirà non dare quel voto per non avere un ulteriore debito a settembre da far recuperare. Ma il problema è anche un altro: a molti docenti precari il contratto scade il 30 giugno. Vuol dire che la commissione che dovrà valutare l’elaborato del ragazzo rimandato potrebbe non conoscere la storia dello studente. «Quando si fanno le norme bisogna fare i conti anche con la realtà – commenta Barbacci – C’è un rischio di inapplicabilità di procedura».

Alla fine, se dovesse entrare in vigore il decreto, non cambierà radicalmente il sistema scolastico perché in aula continuano ad andarci gli insegnanti, ma potrebbe essere l’inizio della costruzione di una nuova scuola, come spiega Mantegazza: «Si mettono dei mattoni molto pericolosi, soprattutto nei confronti dei genitori. Spesso i genitori non hanno le competenze, vedono il figlio tornare a casa con un brutto voto in condotta e si infervorano. Con questo si chiuderebbe il cerchio ed è veramente pericoloso».

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