Stipendi, prof delle superiori perde 2307 euro l’anno

La Tecnica della scuola

Potere d’acquisto 2307 euro l’anno: ecco perché.
Stipendi fermi, ma la vita è più cara.

 

Gli stipendi dei docenti permettono di vivere in maniera dignitosa? Qual è il loropotere d’acquisto? Milena Gabanelli, per la rubrica Dataroom de Il Corriere della Sera, ha fatto un’accurata analisi in cui ha fotografato le differenze tra il 2019 (periodo prima del Covid) e il 2025.

Tra i casi analizzati ci sono quelli relativi ad un docente di scuola superiore e un collaboratore scolastico.

Il caso del collaboratore scolastico

Un bidello con oltre 35 anni di carriera parte nel 2019 da 1.918 euro lordi mensili, con il rinnovo 2019-2021 arriva a 2.013 euro e nel 2025 guadagna 2.094 euro. L’aumento lordo è del 9,17%. L’inflazione nello stesso periodo, però, è del 20,6% (Eurostat). Per mantenere invariato il potere d’acquisto del reddito netto avrebbe dovuto guadagnare 3.269 euro in più all’anno.

Le misure fiscali riducono parzialmente il danno. Gli interventi del governo Meloni fanno risparmiare 1.194 euro, di cui 741 euro per il taglio del cuneo e 453 euro per le aliquote. La perdita definitiva, tenendo conto anche delle misure decise da Draghi, è di 1.756 euro l’anno.

Il caso del docente

Un prof di scuola superiore con 28-34 anni di carriera parte nel 2019 da 2.885 euro lordi mensili, con il rinnovo 2019-2021 arriva a 3.029 euro e nel 2025 guadagna 3.144 euro. L’aumento lordo è dell’8,98%. La perdita di potere d’acquisto è di 3.754 euro annui.

Sul fronte fiscale, il prof non beneficia del taglio del cuneo perché guadagna più di 40 mila euro lordi, ma risparmia per la riforma Meloni 442 euro, di cui 260 per la riduzione dell’aliquota al 23% e se l’Irpef scenderà al 33% fino a 50.000 euro altri 182 euro. Rispetto al 2019 questo insegnante perde in potere d’acquisto 2.307 euro l’anno.

Stipendi fermi, ma la vita è più cara: il focus dellaTecnica della Scuola

Calcolare il valore di uno stipendio attraverso i decenni non è semplice, poiché entrano in gioco molte variabili, fiscali, familiari e territoriali. Queste ultime, a loro volta, sono influenzate da fattori economici, finanziari e geopolitici. Per fare solo qualche esempio, nel 2002 c’è stato il cambio monetario tra lira ed euro, mentre dal 2020 a oggi hanno pesato la pandemia e l’inflazione scatenata dalla guerra tra Russa e Ucraina. Malgrado ciò, un paragone sulle spese “obbligate” – alimentari, abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili – è possibile. E da esso emerge la fotografia di stipendi che, a distanza di trent’anni, sono di fatto fermiA fronte di un costo della vita che invece è cresciuto.

Quanto guadagnava un docente negli anni Novanta

Nel 1997, stando al Contratto collettivo nazionale 1996/97, un docente di scuola secondaria di secondo grado con 15 anni di servizio aveva uno stipendio tabellare di 26 milioni e 922mila lire. Conti alla mano, si trattava di circa due milioni e 243mila lire al mese. Se era l’unico lavoratore in famiglia, questi doveva sostenere spese medie mensili per alimentari, stimate da Istat in circa 777mila lire, e quelle per combustibili ed energia, pari a 185mila lire. Più complesso il discorso sulla casa: la spesa mensile stimata dall’istituto era di 858mila lire, ma l’indicatore teneva conto di “abitazione principale secondaria”. Istat, insomma, riteneva ovvio che una famiglia degli anni Novanta avesse almeno due case.

Ipotizzando che la spesa fosse divisa equamente tra i due immobili, si arriva a circa 429mila lire. La somma delle spese mensili obbligate, insomma, era di un milione e 391mila lire, poco più del 62% dello stipendio lordo tabellare. Un ulteriore 26,5% veniva assorbito dalle aliquota Irpef, lasciando ai docenti circa l’11,5%. Il margine, in realtà, è ancora più esiguo, perché bisogna sottrarre la quota di contributi a carico dei lavoratori, sTuttavia, non c’è dubbio che i docenti di allora, con un po’ di fortuna, riuscissero a mettere qualcosa da parte. Cosa che oggi invece è molto più difficile”.

Quanto guadagnava un docente nel 2023

A dirlo, ancora una volta, sono i numeri. Nel 2023 un docente laureato di scuola superiore con 15 anni di anzianità aveva uno stipendio tabellare di 27.477 euro l’anno, come previsto dal Contratto collettivo nazionale 2016/17, allora in vigore. Si trattava di circa 2.290 euro al mese, su cui le spese obbligate pesavano per il 66%. I dati Istat 2023 infatti dicono che la spesa media mensile delle famiglie per alimentari era di 526 euro, mentre quella per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili raggiungeva i 985 euro. Per un totale di 1.511 euro al mese. Il restante 34% andava in buona parte all’aliquota Irpef del 28%, lasciando ai docenti circa il 6%. Tolte altre erano tasse e spese, ciò che restava non è un granché.

Il gap tra l’impegno richiesto ai docenti e le loro retribuzioni è strutturale. “La scuola è la categoria della Pubblica Amministrazione con il maggior numero di laureati, oltre il 75%, e allo stesso tempo quella con le retribuzioni più basse“. Un paradosso che, nonostante l’impegno dei sindacati, non è stato risolto dai rinnovi contrattuali degli ultimi anni. Pensiamo al lungo blocco tra il CCNL 2006/09 e il CCNL 2016/18. Dieci anni, che hanno portato a un adeguamento non sufficiente. Sempre guardando al caso-studio di un docente delle superiori con 15 anni di anzianità, nel 2006 aveva uno stipendio di 25.268 euro, che nel 2016 era cresciuto soltanto a 27.319 euro.

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