Si aggira nelle scuole: è il docente di potenziamento
di Andrea Ceriani, La Tecnica della scuola
Nato con la legge 107/2015 è un docente ‘anomalo’ con funzioni proprie che non ha classi ‘sue’, non insegna e potrebbe essere avvicinato ad un ‘factotum’ pronto ad assolvere svariati e delicati incarichi.
Lo si può osservare, probabilmente, in alcune scuole (o in molte scuole), ‘posizionato’ nell’aula docenti, impegnato ad operare davanti ad un computer o seduto, quasi in disparte, su una comoda sedia intento a leggere e ad aggiornarsi, tramite libri, riviste specializzate e opuscoli per due, tre ore o più. Poi al suono dell’ultima campana che segna la fine delle lezioni si alza, saluta cordialmente e se ne va. Sì, può accadere, non è una scena inventata e il protagonista è un docente, docente di potenziamento
Ma chi è questa tipologia di docente e quali compiti svolge all’interno della scuola? Nato con la legge 107/2015, il docente di potenziamento è un docente ‘anomalo’ con funzioni proprie; non ha classi ‘sue’, non insegna (anche se gli possono essere assegnate, per alcune ore, classi in cui insegnare la sua materia), si dedica ad altre attività scolastiche e potrebbe essere avvicinato ad un ‘factotum’ pronto ad assolvere svariati e delicati incarichi (potenziamento degli alunni in tutte le discipline, sviluppo di competenze civiche e digitali, prevenzione della dispersione scolastica, corsi di recupero, sostituzioni brevi di colleghi assenti, individuazione degli alunni meritevoli, incentivazione motivazionale verso gli alunni meno volenterosi, implementazione dell’attività di alternanza scuola-lavoro, realizzazione di un progetto di orientamento – in entrata e in uscita –, elaborazione di un piano di inclusione, valorizzazione complessiva della scuola e molti altri ancora). Insomma, il docente di potenziamento rappresenta, in teoria, una risorsa aggiuntiva ma importante e imprescindibile per ogni Comunità educante. Ma è veramente così?
Certamente tanti docenti di potenziamento svolgeranno le molte (anche troppe) attività previste dalla normativa, forse, però, non tutti. Qualche breve puntualizzazione per spiegare l’ultima affermazione appare obbligatoria.
- Ogni docente svolge moduli da 50 minuti. Rimangono quindi almeno tre moduli liberi (per arrivare a 18 ore) da destinare a sostituzioni, potenziamento o altre attività inerenti l’educazione. Tre moltiplicato per il numero dei docenti porta, in generale, a disporre di un tempo consistente da dedicare a interventi didattici scolastici e parascolastici di ogni tipo.
. - Molti incarichi scolastici sono assunti (meglio dire devono essere assunti) all’interno del Consiglio di classe. Se il docente ‘potenziatore’ non ha ore di insegnamento in nessuna classe difficilmente potrà ambire a tali incarichi.
. - Non pochi docenti esperti e competenti, per desiderio e/o necessità (economiche), si propongono, durante i Collegi docenti, per assumere ruoli, mansioni, uffici, responsabilità (anche delicate) afferenti il buon andamento e il funzionamento di tutta la scuola. L’esperienza maturata nel tempo e l’anzianità di servizio dà loro la priorità sui docenti ‘potenziatori’.
- I docenti di sostegno operano ormai (giustamente) a tutto campo e possono svolgere ogni tipo di attività scolastica, parascolastica e extrascolastica.
. - Anche il personale A.T.A., infine, ha la possibilità di ricoprire varie funzioni all’interno della scuola, al di là del suo ‘normale’ lavoro.
Si ha così l’impressione (solo un’impressione?) che il docente ‘potenziatore’ (a cui si deve il massimo rispetto) non sia valorizzato quanto si dovrebbe e forse, proprio per questo, sarebbe il caso di rivedere la sua figura. Non si chiede certo di ‘cancellarlo’, ma almeno di ‘ridefinirlo’ e ‘rifocalizzarlo’ meglio nel suo ‘ruolo’ (dal 2015 a oggi molto è cambiato nella scuola e nella vita sociale), proprio per permettergli di esprimere tutte le sue potenzialità. Per questo dovrebbe intervenire il Ministero dell’Istruzione e del merito (basterebbe poco) che però al momento sembra troppo concentrato su altre questioni per pensare a rivedere la legge del 2015 sul docente di potenziamento. Invero molti docenti ‘potenziatori’ (lo ribadiamo) sono già impegnati e valutati al massimo, ma molti altri (ne siamo più che persuasi), non per colpa loro e dolendosi di questo, non hanno questa fortuna.
In generale, poi, il docente di potenziamento non ha la ‘fortuna’ (faticosa fortuna) di insegnare, di partecipare a Consigli di classe, di intervenire nei G.L.O. o nei Consigli di Dipartimento né di incontrarsi o scontrarsi con i genitori (spesso agguerriti) degli alunni. In compenso (dovrebbe essere così) non deve preoccuparsi di diventare (per mancanza di iscrizioni) un soprannumerario (obbligato alla domanda di trasferimento), visto che la sua funzione (o le sue funzioni) prioritaria e specifica non è legata all’insegnamento.
Massimo rispetto per tutti (lo replichiamo), certo è che quando, dopo estenuanti e stremanti ore di lezioni (o di ‘battaglia’), entro, anche per una breve tregua, nell’aula insegnanti stanco, provato e spesso alterato e incontro un collega di potenziamento che, stabilitosi nel ‘rifugio’, elabora al computer con atteggiamento tranquillo ma anche un po’ annoiato possibili progetti scolastici o, con carta e penna, getta giù, con volto disteso ma al contempo deluso, una richiesta di permesso per svolgere un’attività didattica a lui cara, oppure, sfogliando distrattamente un libro, attende di essere chiamato per qualche sostituzione, certo è che provo, non so perché, un sentimento di ‘dispiacere’ per lui (spero non sia invidia, sarebbe poco dignitoso, anzi vergognoso per me) e mi riprometto che mai chiederò di diventare un docente di potenziamento.
Mi riprometto questo quest’anno; l’anno prossimo, però, con l’età che avanza e la pensione che s’allontana, potrei cambiare idea. Vedremo.

