Scuola, addio al docente esperto. Arriva quello “stabilmente incentivato”

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«Avremmo preferito uno stralcio totale della norma, ma troviamo comunque positivo che il Parlamento abbia deciso di cancellare la qualifica di docente esperto, una dizione che aveva assunto un sapore grottesco, dato che nessuno si era preoccupato di specificare in quali materie sarebbero dovuti essere esperti questi insegnanti». Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, il sindacato che nasce come prima associazione professionale di soli docenti nel 1988, commenta l’emendamento al decreto-legge Aiuti Bis che trasforma la qualifica di «docente esperto» in quella di «docente stabilmente incentivato».

Gli insegnanti di ruolo che supereranno il percorso formativo triennale con valutazione positiva avranno la possibilità di «essere stabilmente incentivati, nell’ambito di un sistema di progressione di carriera che a regime sarà precisato in sede di contrattazione collettiva», si legge nel Dl che martedì ha ottenuto il via libera delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Quindi sì, scompare la definizione di «docente esperto» ma restano gli stessi parametri a caratterizzare la figura professionale: tra nove anni (dopo tre cicli di formazione triennale), un numero ristretto di insegnati (32 mila su 850 mila in servizio nella scuola in Italia) riceverà un assegno di 5.650 euro da sommare allo stipendio.

Prima, nel testo del decreto legge Aiuti Bis del 9 agosto il premio una tantum era previsto per chi avrebbe ottenuto la qualifica di docente esperto dopo il percorso formazione superato con esito positivo. Adesso riceve lo stesso «incentivo stabile» chi supera con valutazione positiva il triennio formativo.

 

«Poiché gli effetti di questa misura si vedranno tra nove anni ci auguriamo che nel frattempo le risorse stanziate per l’incentivo economico rimasto nel testo della norma vengano utilizzate in modo più proficuo. All’attuale Governo suggeriamo sommessamente che potrebbe impiegare il tempo che gli resta in carica per integrare l’atto di indirizzo e consentire la chiusura del contratto in tempi e condizioni decenti», conclude Di Meglio. Visto che il contratto collettivo nazionale del lavoro relativo al personale del comparto scuola è scaduto da 45 mesi (più di tre anni). E che gli stipendi degli insegnanti italiani sono più bassi sia della media dell’Unione europea sia di quella tra i paesi Ocse.

fonte: https://espresso.repubblica.it/attualita/2022/09/14/news/scuola_addio_docente_esperto-365643113/?__vfz=medium%3Dsharebar

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