“Riforma” Gelmini, da allora la scuola non è più la stessa
di Alvaro Belardinelli, La Tecnica della scuola
17 anni fa l’atomica sull’istruzione pubblica italiana.
L’atomica sull’istruzione pubblica italiana: il 6 agosto 2008 (63 anni dopo Hiroshima) la Legge 133 sulla pubblica finanza, con gli articoli 15-17, 64 e 66, colpì scuola e università. Pochi la ricordano ancora: tanto che i nuovi docenti spesso ignorano questo argomento, e pensano che la difficile situazione della Scuola sia un dato di natura. in realtà il lavoro dei docenti oggi è molto più difficile per una serie di scelte politiche, di cui la “riforma” Gelmini è pietra miliare.
Fu una legge finanziaria, dicevamo: taglio drastico di 8,5 miliardi alla Scuola pubblica, già definanziata dagli anni ‘80; successive riforme strutturali adeguarono la Scuola all’ulteriore amputazione, con forti tagli alla Primaria e alla Secondaria di Primo Grado (nella sostanziale indifferenza del Paese).
Tagli draconiani ovunque, a cominciare dall’Istituto Tecnico
Prosciugate le Secondarie di Secondo Grado. Istituti Tecnici: meno ore di laboratorio e di cultura generale. Tecnico Commerciale per Geometri: eliminate nell’arco del quinquennio 2 ore di scienze, 1 di chimica e fisica, 6 tra economia e diritto, 2 di matematica; nei laboratori, tolte 2 ore di disegno tecnico; 3 materie (costruzioni, tecnologia delle costruzioni e topografia) accorpate in un’unica disciplina (topografia e costruzioni).
Professionale Alberghiero: tempo scuola settimanale passato a 32 ore settimanali ogni anno: prima prevedeva 36 ore settimanali in I, 40 in II e in III, 39 in IV e in V; nel quinquennio, 4 ore in meno di laboratori enogastronomici di cucina; 1 ora in meno di lingua straniera; 1 in meno d’italiano.
Il Liceo Classico stravolto e reso più difficile
Liceo Classico: la cattedra di lettere nel biennio (ex ginnasio), precedentemente a 18 ore, diventò di 16. Tagliata 1 ora di italiano (20% del monte ore complessivo); troncata 1 alla geografia (50%!); unite geografia e storia, per 3 ore complessive settimanali. Ne conseguì lo spezzatino attuale delle cattedre di lettere al biennio. Infatti, per portare a 18 ore ogni docente di lettere (con cattedra di 16), in ciascun Liceo Classico le prime hanno a volte addirittura 4 prof di lettere (anziché uno solo): 1 di italiano, 1 di latino, 1 di greco, 1 di storia e geografia! Cassata dunque 1 cattedra ogni 9, per “risparmiare”, a costo di spezzettarle tutte. Fatica e disorientamento triplicati per docenti e studenti, in classi sempre più numerose. Nessun riguardo al legame tra lingue classiche e italiano; né alla presenza crescente di alunni stranieri anche al liceo classico; né all’impoverimento lessicale, ortografico, sintattico e morfologico degli alunni, già grave dagli anni ‘90.
Gelmini difese la riforma del Classico decantando l’aumento delle materie scientifiche, ma esso fu ben povera cosa: nel quinquennio 1 ora in più di scienze, 1 di fisica, 1 di matematica. Un disastro, in realtà: i ragazzi del liceo capivano meglio tali materie quando le studiavano dal triennio, dopo aver affinato metodo di studio e decodificazione grazie a latino, greco, filosofia. Appesantito il percorso del biennio, se ne aumentava il carico di lavoro per gli studenti, frastornandoli ulteriormente.
Ministero del “Merito”: le abilitazioni inferiori preferite alle superiori. Il Liceo Scientifico
Allo Scientifico i docenti d’altri istituti, pur privi d’abilitazione specifica, confluirono sul biennio. “Meritocrazia” all’italiana: a chi possedeva abilitazioni “a cascata”, si preferiva chi, nello stesso ambito disciplinare, avesse abilitazioni inferiori. Ridotto il latino: 5 ore in meno nel quinquennio.
Via del tutto il latino dal Liceo Scientifico “delle Scienze Applicate” (che, senza latino, non dovrebbe di diritto nemmeno chiamarsi Liceo). Lo Scientifico, infatti, prima della controriforma, era stato sempre caratterizzato dalla fine integrazione tra umanesimo e scienza: l’integrazione che ha donato al mondo i più grandi scienziati della storia. E non è finita qui: allo Scientifico lingua straniera ridotta di due ore nell’arco del quinquennio!
Liceo Linguistico immiserito
Liceo Linguistico: nel quinquennio, 2 ore di scienze e 5 di matematica in meno! Il triennio passò da 35 ore settimanali di lezione a 30, il biennio da 34 a 27. Materie umanistiche depauperate: non più latino al triennio, così da impedire la comprensione diacronica della lingua (nel paese più ricco al mondo di storia e archeologia).
Obiettivo raggiunto, comunque: tagliati 30.000 supplenti, 90.000 cattedre, 10.000 classi e 44.000 posti ATA. Un bel “risparmio”! Da allora, peraltro, il “contributo volontario” dei genitori è una delle voci importanti nel bilancio delle scuole pubbliche.
Meno tempo scuola per tutti
Tutto ciò contribuisce a spiegare la sommarietà della preparazione culturale dei nostri giovani, notata da più parti. I programmi, pur ridotti, risultano sempre più difficili per gli adolescenti, perché tutta l’architettura della Scuola è impoverita. Lo decise la classe politica, che da svariati decenni parrebbe risoluta a far della Scuola l’ultima ruota del carro. Decisione trasversale: la controriforma Gelmini — avallata dal ministro di economia e finanze Tremonti e dal capo del governo Berlusconi (al quarto mandato), e dunque dalla Destra — non fu abolita dai successivi governi di Centrosinistra, pur eletti anche dai docenti con la promessa di abolirla. Il tutto nel sostanziale disinteresse della restante popolazione italiana.