Reggenze scolastiche, un’anomalia che dura da troppo tempo
da sinergie di scuola
I vincitori del concorso DS riservato: servono assunzioni, non soluzioni tampone.

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di un gruppo di vincitori del concorso DS riservato.
Una scuola senza dirigente scolastico titolare è una scuola monca nella sua identità organizzativa e gestionale. Eppure, anche per l’anno scolastico 2025-2026, oltre mille istituzioni scolastiche italiane rischiano di restare prive di una figura apicale stabile. È questo il paradosso che emerge con forza dalla lettera inviata dai vincitori del concorso riservato per dirigenti scolastici al Ministero dell’Istruzione e del Merito: una denuncia lucida e ben argomentata che pone l’accento su un problema ormai strutturale e su una soluzione altrettanto evidente quanto trascurata.
Un sistema che si regge sulle reggenze non può funzionare
Il ricorso sistematico alle reggenze — vale a dire l’assegnazione di più scuole allo stesso dirigente — è diventato negli ultimi anni un escamotage per supplire alla mancanza cronica di assunzioni, con l’obiettivo non dichiarato ma evidente di ridurre la spesa pubblica. Tuttavia, questa modalità ha dimostrato tutti i suoi limiti: carichi di lavoro insostenibili, leadership diffusa e debole, difficoltà di presenza nei territori, aumento dei conflitti gestionali e ricadute negative sull’intera comunità educante.
Secondo un’indagine ANP-LUMSA presentata di recente al Ministero, il 90% dei dirigenti lavora quotidianamente a ritmi altissimi, il 99% gestisce simultaneamente una molteplicità di compiti complessi, e l’85% lamenta un’accumulazione irregolare del lavoro. Il risultato? Un incremento drammatico di burnout, disturbi del sonno e disagio psicologico, con livelli di stress professionale ormai oltre ogni soglia di rischio.
Ci sono i posti, ci sono i vincitori: serve solo decidere
A fronte di oltre 1.000 sedi vacanti, esistono oggi circa 2.000 vincitori tra concorso ordinario e riservato pronti ad assumere l’incarico. Eppure, questi professionisti selezionati attraverso percorsi rigorosi sono ancora bloccati da scelte politiche rimandate e da logiche burocratiche. La richiesta dei vincitori del concorso riservato è tanto semplice quanto legittima: assunzione immediata a tempo indeterminato per coprire il 100% dei posti disponibili, come previsto dai dati ufficiali (art. 12 del Dossier Camera dei Deputati n. 71/1, 2024).
Accanto a questa proposta strutturale, si chiede anche il ripristino degli incarichi annuali di presidenza per le cosiddette sedi nominali, ovvero quelle scuole che risultano assegnate a un dirigente in distacco presso altri enti (MIM, USR, INVALSI, sindacati, ecc.), ma che nei fatti sono prive di guida. L’obiettivo è chiaro: garantire una presenza stabile e riconosciuta in ogni istituto, anche in forma temporanea, ma evitando accentramenti insostenibili.
No a vicepresidi mascherati: una falsa soluzione
Negli ultimi mesi è tornata ciclicamente la proposta di istituire figure di “vicepreside” o di “middle management” con deleghe gestionali. Una suggestione che, se non accompagnata da una ridefinizione normativa e contrattuale precisa, rischia di diventare un palliativo pericoloso: una figura ibrida, priva di reale autonomia e soprattutto utilizzata per coprire carenze sistemiche. La leadership educativa non può essere appaltata, né frammentata per risparmiare.
Al contrario, serve un investimento politico e culturale sul ruolo dirigenziale: non solo in termini numerici, ma anche sul piano del riconoscimento economico, della formazione specifica, del supporto organizzativo e della sostenibilità gestionale.
Una questione di volontà politica
Le soluzioni ci sono. I numeri pure. Manca solo la volontà politica. Come ricordato anche dall’ANP in occasione dell’approvazione dei recenti emendamenti sul FUN e sulla mobilità (D.L. n. 45/2025, in fase di conversione in legge), l’attenzione del Ministero può tradursi in atti concreti se si sceglie di investire sulla qualità della governance scolastica e sulla presenza di dirigenti in ogni scuola.
L’istruzione non può permettersi vuoti di leadership. Perché la scuola, per funzionare, ha bisogno di una guida presente, competente, stabile. Il tempo delle reggenze deve finire. E con esso, anche quello delle soluzioni improvvisate.
Il personale c’è, le competenze pure. Ora tocca alla politica: fare la propria parte.