Rapporto Bes 2024: il benessere equo e sostenibile in Italia

L’Italia è al di sotto della media Ue27 per alcuni indicatori del dominio Istruzione e Formazione, con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati, contro il 44,1% nell’Ue27 e il 66,7% delle persone di 25-64 anni che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado (80,5% Ue27).

Questi sono alcuni dei dati contenuti nel “Rapporto Bes 2024: il benessere equo e sostenibile in ItaliaRapporto Bes 2024: il benessere equo e sostenibile in Italia” dell’ISTAT.

Gli indicatori di istruzione e formazione in Italia mostrano un quadro complesso, caratterizzato da tendenze positive nel lungo periodo, specialmente per quanto riguarda l’accesso ai titoli di studio e la riduzione della dispersione, ma anche da tendenze negative o critiche, in particolare per la qualità delle competenze di base degli studenti e per l’accesso alla formazione continua.

Tendenze positive

Nel complesso, alcuni indicatori sono migliorati nell’ultimo anno e altri mostrano un miglioramento nel lungo periodo.

  1. Aumento del livello di Istruzione e qualifiche:
    • Persone con almeno il diploma (25-64 anni): la percentuale è migliorata, salendo dal 61,8% nel 2018 al 66,7% nel 2024. Nell’ultimo anno è cresciuta dal 65,5% al 66,7%.
    • Laureati e titoli terziari (25-34 anni): è in costante crescita dal 2018. La quota è salita dal 27,9% nel 2018 al 31,6% nel 2024. L’aumento nell’ultimo anno (dal 30,6% al 31,6%) è dovuto principalmente alle donne.
  2. Riduzione della dispersione e inattività:
    • Giovani NEET (15-29 anni): mostrano andamenti molto positivi nel lungo periodo. Sono scesi al 15,2% nel 2024, rispetto al 23,2% registrato nel 2018. Nell’ultimo anno, la quota è diminuita.
    • Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (Early Leavers, 18-24 anni): la percentuale è diminuita negli ultimi anni, scendendo al 9,8% nel 2024 (era il 14,3% nel 2018). Questo valore è molto vicino al target europeo del 9% per il 2030.
  3. Aumento della frequenza pre-scolare e universitaria:
    • Nidi per la prima infanzia (0-2 anni): il trend è positivo nel lungo periodo. La frequenza è salita al 35,2% nel triennio 2022-2024 (era 19,6% nel triennio 2013-2015).
    • Passaggio all’università (Neodiplomati): è migliorato nell’ultimo anno. È salito al 52,4% nel 2023 (era 49,1% nel 2014). L’aumento nell’ultimo anno è modesto e riguarda quasi esclusivamente le regioni del Centro e le donne.
  4. Crescita nell’Area STEM:
    • Laureati STEM (20-29 anni): la quota è in costante crescita dal 2018. Nel 2022, si laureano in discipline STEM 18 persone ogni 1.000 residenti di 20-29 anni, in aumento rispetto al 2014 (14 ogni 1.000).
  5. Partecipazione Culturale:
    • Partecipazione culturale fuori casa (6 anni e più): dopo aver toccato il minimo nel 2021 (8,3%) a causa della crisi pandemica, ha raggiunto il massimo salendo al 37,4% nel 2024. Questo valore è il più alto dell’ultimo decennio.
    • Fruizione delle biblioteche (3 anni e più): è aumentata nell’ultimo anno, salendo dal 7,4% del 2021 al 14,5% nel 2024.

Tendenze negative e criticità

Alcuni indicatori sono peggiorati nell’ultimo anno e altri mostrano un peggioramento nel lungo periodo.

  1. Calo della qualità delle competenze di base:
    • Competenza alfabetica non adeguata (III media): la competenza alfabetica degli studenti peggiora nell’ultimo anno e nel lungo periodo. La quota di studenti che non raggiunge livelli adeguati è salita al 41,4% nel 2025 (rispetto al 34,4% nel 2018).
    • Competenza numerica non adeguata (III media): la quota di studenti con competenze numeriche non adeguate è peggiorata nel lungo periodo, salendo al 44,3% nel 2025 (rispetto al 39,3% nel 2018).
    • In entrambi i casi, le percentuali di low performer (studenti che non raggiungono livelli accettabili) non sono riuscite a tornare ai livelli pre-pandemia (nel 2019 erano 35,2% per l’italiano e 39,6% per la matematica).
  2. Battuta d’arresto nella formazione continua:
    • Partecipazione alla formazione continua (25-64 anni): peggiora nell’ultimo anno, scendendo al 10,4% nel 2024 rispetto all’11,6% del 2023. Nonostante la flessione, il valore rimane superiore ai livelli prepandemia (8,1% nel 2018).
  3. Declino della lettura:
    • Lettura di libri e quotidiani (6 anni e più): Il trend è negativo nel lungo periodo, scendendo al 35,3% nel 2024 dal 37,9% del 2014. A ridursi sono soprattutto i lettori di quotidiani (dal 28,8% nel 2016 al 20,9% nel 2024).
  4. Andamenti Non Univoci/Stazionari:
    • Partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni: peggiora nel lungo periodo (dal 97,4% nel 2014 al 95,0% nel 2024). Tuttavia, nell’ultimo anno è risalita al 95,0% (era 92,8% nel 2021).
    • Competenze digitali almeno di base (16-74 anni): la quota è stabile rispetto al 2021, attestandosi al 45,9% nel 2023, restando circa 10 punti percentuali al di sotto del livello europeo (55,6%).

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Disuguaglianze territoriali e di genere

Gli indicatori di istruzione e partecipazione culturale variano significativamente in Italia, mostrando marcate disuguaglianze sia a livello territoriale (tra ripartizioni geografiche e regioni) sia a livello di genere.

Variazioni per genere

In generale, le donne registrano performance migliori nel completamento dei percorsi di studio e nella partecipazione culturale, mentre gli uomini predominano nelle discipline STEM e nelle competenze digitali totali.

La quota di persone di 25-64 anni con almeno il diploma è maggiore tra le donne (69,4%) rispetto agli uomini (64,0%) nel 2024. L’aumento dei laureati e dei titoli terziari (25-34 anni) è dovuto principalmente alle donne, che presentano quote più elevate e in maggiore crescita.

Permangono divari di genere a svantaggio dei ragazzi (12,2%) rispetto alle ragazze (7,1%) nella fascia 18-24 anni che abbandonano precocemente il sistema di istruzione e formazione.

Si iscrivono per la prima volta all’università nello stesso anno del diploma molto di più le donne (58,9%) rispetto agli uomini (45,8%). L’aumento del tasso di passaggio all’università dal 2017 al 2023 riguarda quasi esclusivamente le donne.

In merito alle competenze scolastiche (III media), il 45,9% dei ragazzi non raggiunge livelli adeguati in Italiano, rispetto al 36,7% delle ragazze. In Matematica invece le ragazze si trovano in una situazione invertita, con il 47,3% che non raggiunge la sufficienza, contro il 41,4% dei ragazzi.

Nonostante il vantaggio formativo, la quota di NEET (giovani che non lavorano e non studiano) continua a essere più alta tra le giovani donne (16,6%) rispetto agli uomini (13,8%). Questo divario è massimo tra i 25 e 29 anni, dove il 26,5% delle donne è NEET contro il 16,9% degli uomini.

Le donne scelgono in proporzione discipline STEM in misura decisamente minore rispetto agli uomini: circa 14 donne si laureano in STEM ogni mille donne di 20-29 anni, contro 21 uomini ogni 1.000.

Infine, a livello complessivo, sulle competenze digitali si rileva un vantaggio degli uomini (47,4%) rispetto alle donne (44,3%); tuttavia, nelle fasce di età sotto i 45 anni si registra un vantaggio femminile.

Variazioni territoriali

Le differenze territoriali sono ampie e persistenti, con il Centro-nord che mantiene un netto vantaggio sul Mezzogiorno in quasi tutti gli indicatori di istruzione superiore, competenze e partecipazione culturale.

Con riferimento a diploma e laurea, le persone di 25-34 anni laureate o con titolo terziario nel 2024 sono il 34,5% al Nord e il 35,1% al Centro, contro il 25,9% nel Mezzogiorno. Per le persone con almeno il diploma (25-64 anni), il Mezzogiorno si attesta al 58,9%, contro il 70,0% del Nord e il 72,2% del Centro.

Anche nelle competenze (III media) le differenze territoriali sono molto marcate: in Italiano, la Sicilia (53,3%), la Calabria (50,8%) e la Sardegna (49,1%) mostrano le quote più alte di studenti con competenze non adeguate. Il dato medio del Mezzogiorno è del 47,7%. In Matematica le stesse regioni hanno i livelli più alti di studenti con competenze numeriche non adeguate: Sicilia (62,0%), Calabria (59,5%) e Sardegna (57,9%). Il dato medio del Mezzogiorno è del 55,3%.

In merito all’abbandono scolastico, nonostante il calo, la quota rimane alta nel Mezzogiorno (12,4%) rispetto al Nord (8,4%). Le Isole registrano il valore massimo (15,0%).

Il valore di neodiplomati che si iscrivono all’università è minimo tra i ragazzi del Mezzogiorno (40,6%). Il Mezzogiorno (47,9%) ha il tasso più basso rispetto al Nord (54,5%) e al Centro (57,6%).

I NEET superano il 20% in regioni del Sud come Calabria (26,2%), Sicilia (25,7%), Campania (24,9%) e Puglia (21,4%). Il Mezzogiorno ha un tasso medio del 23,3% contro il 9,8% del Nord.

La partecipazione alla formazione continua (25-64 anni) nel 2024 è più bassa nel Sud (7,4%) e nelle Isole (7,5%) rispetto al Nord-est (13,0%).

Infine, riguardo alle competenze digitali, emerge un forte gradiente a favore del Centro-nord (Nord 51,3%, Centro 49,9%) rispetto al Mezzogiorno (36,1%), con la sola eccezione della Sardegna.

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