Piano annuale delle attività, la guida completa
di Dario Catapano, Infoscuola24
Piano annuale delle attività a scuola: guida completa 2025/2026 tra CCNL 2019-2021, 40+40 ore e piano ATA.
Chi lo predispone e chi lo delibera, cosa deve contenere (collegi, consigli, GLO, scrutini), perché non decide “da solo” il DS e quali passaggi sindacali servono per docenti e ATA
Nelle scuole si parla spesso di PTOF, organigrammi, incarichi, progetti e “impegni collegiali”. Ma il documento che, più di tutti, trasforma la programmazione in calendario operativo (e mette ordine negli obblighi di servizio) è il Piano annuale delle attività.
È qui che si “traducono” in appuntamenti, scadenze e riunioni gli obiettivi didattici e organizzativi dell’istituzione scolastica. Ed è anche qui che, se il documento è scritto bene e deliberato correttamente, si prevengono gran parte dei conflitti tipici di metà anno: convocazioni improvvise, riunioni “extra” non conteggiate, carichi non proporzionati, sovrapposizioni con attività di classe o con gli impegni di chi è part-time o in servizio su più scuole.
Il quadro contrattuale, dopo il CCNL Istruzione e Ricerca 2019-2021 (sottoscritto in via definitiva il 18 gennaio 2024 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale), è ancora più chiaro: il piano delle attività dei docenti è un adempimento contrattuale e non una scelta discrezionale del dirigente; allo stesso modo, il piano delle attività ATA segue una procedura precisa, con ruolo centrale del DSGA e passaggi sindacali definiti.
Attenzione a un equivoco frequente: non è “il Consiglio di Istituto che delibera tutto”
Nel linguaggio corrente si tende a dire che “il Consiglio d’Istituto delibera il piano delle attività”. In realtà occorre distinguere:
- PTOF (Piano triennale dell’offerta formativa): è elaborato dal Collegio dei docenti e adottato dal Consiglio di istituto(quadro autonomia scolastica).
- Piano annuale delle attività del personale docente: lo predispone il dirigente prima dell’inizio delle lezioni (su proposte degli organi collegiali) e lo delibera il Collegio dei docenti.
- Piano delle attività del personale ATA: lo propone il DSGA (dopo specifico incontro con il personale), lo adotta il dirigente (dopo le procedure sindacali previste) e l’attuazione puntuale è affidata al DSGA.
Il Consiglio d’Istituto entra in gioco anche su alcuni aspetti collegati al rapporto scuola–famiglia: ad esempio il CCNL prevede che, per assicurare un rapporto efficace con famiglie e studenti, il Consiglio definisca modalità e criteri sulla base delle proposte del Collegio.
Piano attività docenti: cosa dice il CCNL 2019-2021
La “norma madre” è l’art. 43 (Attività dei docenti): stabilisce che gli obblighi di lavoro sono articolati in attività di insegnamento e attività funzionali; soprattutto, impone che prima dell’inizio delle lezioni il dirigente predisponga il piano annuale e i conseguenti impegni, conferiti in forma scritta, e che il piano sia deliberato dal Collegio (e modificabile in corso d’anno con la stessa procedura). È inoltre prevista informazione alle OO.SS.
Le 40 + 40 ore: non “riunioni a piacere”, ma tetti contrattuali programmati
L’art. 44 (Attività funzionali all’insegnamento) elenca cosa rientra nelle attività funzionali e distingue:
1) Adempimenti individuali dovuti (senza un “monte ore”): preparazione lezioni, correzione elaborati, rapporti individuali con le famiglie.
2) Attività collegiali con due “contenitori” principali:
- fino a 40 ore annue per Collegio docenti (inclusi programmazione/verifica inizio e fine anno e informazione alle famiglie sugli esiti degli scrutini, ecc.);
- fino a 40 ore annue per Consigli di classe/interclasse/intersezione, inclusi i GLO (gruppi di lavoro operativo per l’inclusione), con criteri programmati dal Collegio e attenzione particolare a chi ha più di sei classi.
3) Scrutini ed esami: sono obblighi di servizio, ma non rientrano nel tetto delle 40+40 ore. È un punto decisivo per evitare conteggi “creativi” e contestazioni.
Formazione: dentro o fuori le 40+40?
Il CCNL prevede che le ore delle lettere a) e b) (40+40) siano prioritariamente destinate alle attività collegiali indicate; le ore non utilizzate possono essere destinate (nei limiti) a formazione programmata annualmente dal Collegio e inserita nel PTOF. Tradotto: se il Collegio decide di usare parte di quel monte ore per formazione, è corretto farlo; se invece le 40+40 sono già “piene” di riunioni e si aggiungono ulteriori attività formative, si entra nel terreno delle attività aggiuntive e della regolazione economica/contrattuale a livello di scuola (FMOF/FIS e contrattazione integrativa).
Cosa deve contenere, concretamente, un buon Piano annuale docenti
Un piano “robusto” (e difendibile) non è un elenco generico, ma un documento che mette nero su bianco:
- calendario e durata (orari di inizio/fine) di Collegi, dipartimenti/articolazioni, incontri di programmazione, ecc.;
- Consigli di classe/interclasse/intersezione e, se previsti, GLO e gruppi di lavoro collegati all’inclusione;
- incontri scuola–famiglia (ricevimenti generali/collettivi) quando deliberati e organizzati come attività collegiale;
- scrutini ed esami (anche solo come finestra temporale e calendario), chiarendo che non incidono sulle 40+40;
- attività aggiuntive eventualmente richieste (commissioni, funzioni strumentali, progetti), distinguendo con cura tra obblighi di servizio e prestazioni retribuite.
Due note operative che fanno la differenza:
- verbalizzare sempre la durata effettiva delle riunioni (inizio/fine): è l’unico modo serio per governare il tetto 40+40;
- per part-time e docenti su più scuole serve programmazione “proporzionata”, evitando che lo stesso obbligo raddoppi di fatto.
Piano delle attività ATA: dal vecchio art. 53 al nuovo art. 63
Per anni il riferimento operativo è stato l’art. 53 del CCNL 2006-2009 (proposta del DSGA, adozione del DS dopo procedure sindacali, attuazione affidata al DSGA). Lo si ritrova anche nei testi ufficiali pubblicati.
Con il CCNL 2019-2021, però, la disciplina è stata riordinata: oggi il punto di riferimento è l’art. 63 (Modalità di articolazione dell’orario di lavoro), che:
- conferma che il DSGA formula la proposta di piano delle attività in uno specifico incontro con il personale ATA;
- prevede che il dirigente adotti il piano verificandone la congruenza col PTOF ed espletate le procedure di cui all’art. 30 (relazioni sindacali);
- affida al DSGA la puntuale attuazione del piano.
L’articolo indica anche le tipologie di organizzazione dell’orario (flessibile, plurisettimanale, turnazioni) e contiene un passaggio rilevante di sistema: la partecipazione del personale ATA, individuato dal dirigente anche sulla base delle proposte emerse nell’incontro, ad attività/commissioni (viaggi, sicurezza, assistenza alunni con disabilità, elaborazione del PEI nei termini previsti).
Il “nodo” sindacale: informazione, confronto e contrattazione (art. 30)
Il Piano annuale delle attività non vive in una bolla: incrocia le relazioni sindacali.
- Per i docenti, il CCNL prevede esplicitamente che del piano deliberato sia data informazione alle OO.SS.
- Per il personale ATA, l’adozione del piano è condizionata all’espletamento delle procedure dell’art. 30, che disciplina materie di contrattazione, confronto e informazione, includendo (tra le altre) l’articolazione dell’orario di lavoro e criteri organizzativi rilevanti (come le fasce di flessibilità oraria ATA).
In pratica: un piano “blindato” è quello costruito con passaggi formali corretti, perché su questi si gioca la tenuta dell’organizzazione (e, se serve, la difendibilità in sede di contestazione).
Perché il piano tutela anche il dirigente (non solo il personale)
Il dirigente scolastico è titolare di funzioni organizzative e di gestione delle risorse umane, nel quadro dell’autonomia. Ma proprio perché ha poteri di organizzazione, ha anche bisogno di strumenti trasparenti e deliberati che rendano prevedibiliobblighi e servizi: il Piano annuale delle attività è uno di questi strumenti.

