Per 1,3 milioni di studenti è tempo di scegliere la scuolav

Una circolare del Mim stabilisce termini e criteri da rispettare per gli alunni delle prime classi: domande solo online, tranne che all’infanzia. Metaverso per orientare sulle superiori

Per 1,3 milioni di studenti e studentesse è (quasi) ora di scegliere la scuola dell’anno prossimo. Tanti sono gli alunni e le alunne che nel 2026/27 andranno in prima classe e che, per farlo, dovranno accedere con Spid, Cie, Cns o Eidas e iscriversi online attraverso la piattaforma Unica del ministero dell’Istruzione e del Merito, sfruttando la “finestra” dedicata prevista da una circolare emanata nei giorni scorsi: si partirà alle ore 8 del 13 gennaio per chiudersi alle 20 del 14 febbraio. Un meccanismo…

da il sole 24 ore

L’Italia viola i diritti degli studenti diversamente abili a scuola, perché fornisce loro insegnanti di sostegno in maggioranza non specializzati né qualificati, oltretutto con un impiego precario. Lo stabilisce il Comitato Europeo dei Diritti Sociali, organo del Consiglio d’Europa, in una decisione resa pubblica oggi a Strasburgo, dove ha sede l’istituzione internazionale non Ue, che conta 46 Stati membri. La decisione nasce da un esposto del 2021 presentato dall’Anief, associazione sindacale di docenti e ricercatori.

Nell’esposto, l’associazione sosteneva che il sistema scolastico italiano viola il diritto al lavoro delle persone e il diritto delle persone con disabilità all’indipendenza, all’integrazione sociale e alla partecipazione della vita della comunità, in particolare a causa della precaria condizione degli insegnanti di sostegno (oltre il 56% sono reclutati con contratti che scadono ogni 30 giugno) e anche per il fatto che il 79% degli insegnanti di sosteno non sono specializzati nell’insegnamento ad alunni con disabilità.

Questi docenti, inoltre, vengono spesso sostituiti ogni anno, privando 170mila alunni (il 59%) della continuità didattica. In più, molte famiglie devono ricorrere ai Tribunali ogni anno per vedersi assegnato un insegnante di sostegno o più ore di insegnamento.

Nel merito, il Comitato ha concluso all’unanimità che l’Italia viola il diritto al lavoro, perché un gran numero di insegnanti di sostegno sono impiegati in condizioni precarie; che c’è una violazione del diritto al lavoro, dato che una grande percentuale dei docenti di sostegno non sono adeguatamente qualificati.

Il Comitato ha anche stabilito che vi è una violazione dell’articolo 15 della Carta, dato che l’accesso degli alunni con disabilità all’istruzione inclusiva è “ostacolato dalla persistente precarietà occupazionale di una percentuale significativa di insegnanti di sostegno” e dalla “mancanza di specializzazione nell’istruzione inclusiva per un insegnante di sostegno su tre”; che non c’è violazione dell’articolo 15 per quanto riguarda le azioni legali che le famiglie devono sobbarcarsi per tutelare il diritto dei figli all’istruzione.

Nell’articolo 15 della Carta sociale europea gli Stati si impegnano “ad adottare i provvedimenti necessari per somministrare alle persone inabili o minorate un orientamento, un’educazione ed una formazione professionale nel quadro del diritto comune ogni qualvolta ciò sia possibile oppure, se tale non è il caso, attraverso istituzioni specializzate pubbliche o private”.

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