Nuovo esame di maturità: al colloquio non si utilizzerà più la lingua straniera
di Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola
È stata eliminata una previsione del decreto 62 del 2017: La commissione … propone al candidato di analizzare testi ,documenti, esperienze, progetti, problemi … anche utilizzando la lingua straniera.
La bozza del testo deI decreto legge sul nuovo esame di maturità riscrive quasi del tutto la disposizione su cui si basano oggi le modalità di svolgimento dell’esame orale.
Questa la nuova formulazione: “Il colloquio si svolge sulle quattro discipline individuate ai sensi del comma 7 del presente articolo, al fine di verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri di ciascuna disciplina, la capacità di utilizzare e raccordare le conoscenze acquisite e di argomentare in modo critico e personale, nonché il grado di responsabilità e maturità raggiunto. Il colloquio concorre alla valutazione delle conoscenze, delle abilità e delle competenze del candidato, nonché del grado di maturazione personale, di autonomia e di responsabilità raggiunto al termine del percorso di studio, anche tenuto conto dell’impegno dimostrato nell’ambito scolastico e in altre attività coerenti con il percorso di studio, nonché il grado di responsabilità evidenziato in azioni particolarmente meritevoli, in una prospettiva di sviluppo integrale della persona”.
Su questo nuovo modello di colloquio sono già state espresse da più parti osservazioni di vario genere a partire dal fatto che si prevede che la prova dovrà in qualche misura servire a valutare “il grado di maturazione personale” (e certamente su questo aspetto bisognerà ritornare per capire meglio cosa si intenda).
Ma c’è una questione, forse meno nodale, ma non del tutto insignificante di cui non ci pare che si sia parlato in queste ore: ci riferiamo al fatto che viene eliminata una previsione contenuta nel decreto 62 del 2017 e che qui riportiamo: “La commissione … propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale anche utilizzando la lingua straniera”.
In altre parole sembra che venga esclusa la possibilità che nel corso del colloquio lo studente utilizzi anche la lingua straniera studiata nel suo percorso scolastico.
Non sappiamo se si tratti di una scelta o di una svista o se noi stessi non stiamo interpretando correttamente il testo del decreto. Fatto sta che la questione appare curiosa e meritevole di approfondimento.