Nuove indicazioni nazionali, Chinnici: vanno ritirate
di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola
Nuove indicazioni nazionali, Chinnici (Cidi): solo slogan con visione eurocentrica selettiva
e addio alla didattica pedagogica, vanno ritirate!
Sulle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo è forte la protesta del Cidi, il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti: il suo presidente nazionale, la palermitana Valentina Chinnici, spiega i motivi alla ‘Tecnica della Scuola’, nel corso di una manifestazione svolta davanti al Ministero di Viale Trastevere assieme alla Cgil ed altre associazioni di categoria.
Chinnici, perchè contestate le indicazioni nazionali del primo ciclo?
Le indicazioni nazionali sono per noi un documento fondamentale, non un documento autoreferenziale della scuola, ma proprio la carta d’identità dell’istruzione dell’educazione italiana. Abbiamo vigenti delle indicazioni straordinarie: sono quelle del 2012, con una bellissima introduzione anche scritta da Mauro Ceruti sul paradigma della complessità.
E questa è una delle parti che è stata completamente non solo ignorata, ma proprio smantellata nelle nuove indicazioni nazionali. Non c’è più complessità, c’è solo pensiero lineare e sequenziale, solo slogan, una povertà di visione e di didattica pedagogica, che è stata anche sottolineata con forza dal Consiglio di Stato. P
er fare spazio ad una visione molto eurocentrica e occidentrica, che davvero mortifica il lavoro e il pensiero pedagogico che in tutti questi decenni la scuola italiana ha maturato. Si parla di un occidente che, viene scritto testualmente, conosce la storia. Viene esclusa completamente qualsiasi prospettiva internazionale e qualsiasi visione anche della scuola inclusiva. Viene detto, tra l’altro, che la scuola è aperta a tutti i cittadini? No, la Costituzione recita: la scuola è aperta a tutti e anche questo il Consiglio di Stato ha rivelato.

Chinnici, una delle contestazioni che avete mosso anche oggi in piazza è quella che c’è troppa attenzione per i talenti, le indicazioni nazionali hanno un’impostazione troppo selettiva e competitiva. È così?
Sì, la visione dell’alunno come talento fa, diciamo, stretta sinergia con la visione del merito e i talenti sono dei doni divini. Noi preferiamo parlare di potenzialità perché ogni alunno, anche gli alunni disabili, hanno ciascuno la propria potenzialità e la scuola deve poter valorizzare tutte le potenzialità e le diversità che si presentano in una classe.
La classe è convivialità delle differenze, non è selezione di una presunta meritocrazia. E noi ci crediamo profondamente e anche per questo contestiamo la visione meritocratica, selettiva che ha al centro da un lato l’identità nazionalista e dall’altro lato la competizione e il mercato. Questo connubio fra identità nazionalistica e mercato fa di queste indicazioni nazionali un dispositivo che respingiamo completamente in cui non ci riconosciamo per nulla.
Il Consiglio di Stato, alla pari delle associazioni, è stato molto molto critico e il Ministero sta revisionando le stesse indicazioni sulla base dei delle tante osservazioni mosse. Cosa vi aspettate, pensate che ci sarà uno stravolgimento?
Noi chiediamo con forza, con serenità, che queste indicazioni vengano ritirate. Il Consiglio di Stato ha detto chiaramente che non solo non erano stati tenuti in debito conto i rilievi del Consiglio Superiore della pubblica Istruzione, il Cspi, ma ha anche detto che di queste indicazioni la scuola non ha bisogno.
Ci sono le indicazioni del 2012, splendide, scritte dalla scuola e con la scuola e non c’è bisogno di altro, soprattutto non c’è bisogno di questa carta ideologica, profondamente ideologica e sbagliata.
