L’intelligenza artificiale entra in classe
di Andrea Carlino,
Tra compiti ‘delegati’ ai chatbot e tutor virtuali ministeriali, la scuola affronta la rivoluzione digitale che cambierà per sempre l’apprendimento
L’intelligenza artificiale sta rapidamente conquistando spazio nelle aule scolastiche, generando un acceso dibattito tra educatori e dirigenti scolastici.
La questione centrale riguarda il delicato equilibrio tra l’integrazione di questi strumenti innovativi e la salvaguardia di un apprendimento autentico e significativo. Come evidenziato da più parti, “l’IA è ormai una realtà” che richiede un approccio consapevole e una formazione specifica per il corpo docente.
La preoccupazione principale riguarda l’utilizzo improprio dell’IA da parte degli studenti per svolgere i compiti a casa, pratica che può compromettere il processo di apprendimento. Per contrastare questo fenomeno, i docenti stanno implementando strategie innovative: aumento delle attività in classe, assegnazione di compiti personalizzati, realizzazione di mappe concettuali scritte a mano e utilizzo di strumenti antiplagio. L’obiettivo non è demonizzare la tecnologia, ma trasformarla da potenziale minaccia a prezioso alleato nel percorso formativo, promuovendo un utilizzo responsabile e costruttivo delle nuove risorse digitali.
Il progetto ministeriale: un tutor virtuale per ogni studente
Un’importante svolta è rappresentata dal progetto pilota lanciato lo scorso settembre dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, finalizzato a ridurre il divario di apprendimento tra gli studenti. L’iniziativa, che coinvolge diverse regioni italiane, prevede l’introduzione di un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale e integrato in Google Workspace, con un focus iniziale sulle materie STEM e le lingue straniere.
La particolarità di questo strumento risiede nella sua capacità di identificare le specifiche difficoltà di apprendimento di ogni singolo studente, segnalando le lacune sia al docente che all’alunno stesso. L’approccio personalizzato consente agli insegnanti, opportunamente formati, di intervenire con un supporto mirato che risponde alle esigenze individuali. La selezione delle classi partecipanti è ancora in corso e richiederà l’approvazione di dirigenti scolastici, docenti e studenti, garantendo il pieno rispetto della privacy.
Verso un’istruzione più equa e inclusiva
La sperimentazione, della durata di due anni, si propone l’ambizioso obiettivo di rilanciare l’ascensore sociale e contrastare la dispersione scolastica, offrendo a tutti gli studenti pari opportunità di apprendimento. Al termine del periodo di prova, l’Invalsi valuterà i risultati del progetto, confrontando i progressi degli studenti delle classi “digitali” con quelli delle classi “tradizionali”.
Se i risultati confermeranno le aspettative positive, il Ministero dell’Istruzione e del Merito punta a estendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a tutte le scuole italiane a partire dal 2026, segnando una svolta significativa nel panorama educativo nazionale.
La sfida più grande rimane quella di integrare efficacemente questi strumenti innovativi nel percorso didattico, trasformando l’intelligenza artificiale da potenziale ostacolo a preziosa risorsa per un’istruzione più equa, personalizzata e al passo con i tempi.
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