La bozza sui nuovi programmi scolastici è piena di errori grammaticali

di Orsola Riva, Il Corriere della sera

Il provvedimento con le nuove Indicazioni nazionali mira a ridare importanza all’insegnamento dell’italiano anche attraverso il ritorno del latino alle medie. Ma il comunicato che ne illustra i contenuti in sintesi è pieno di «lapsus calami»

La settimana scorsa il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato la bozza delle Nuove indicazioni Nazionali per il curricolo delle scuole materne, elementari e medie. Il provvedimento di revisione dei programmi scolastici, anticipato a mezzo stampa dal ministro Giuseppe Valditara nei mesi scorsi, rappresenta un mix di innovazione e nostalgia per il passato. Per i più piccoli viene rivalutata la scrittura in corsivo (anche alla luce delle scoperte fatte dalle neuroscienze), ma anche la calligrafia, le poesie mandate a memoria e i riassunti. Nei programmi di storia e geografia si privilegia uno sguardo meno «global» e più «local», perché «non si può essere cittadini italiani se non si sa localizzare il Po» e comunque «solo l’Occidente conosce la Storia».
Nuova enfasi anche alla lettura, con suggerimenti che vanno dalla Bibbia giù giù fino a Trono di Spade. E poi il ritorno del latino alle medie – solo opzionale in verità – anche se l’ambizione sarebbe di usarlo per imparare meglio la lingua italiana. Per italiano – così è scritto anche nel comunicato stampa che illustra il provvedimento – «le Nuove Indicazioni Nazionali segnano un cambio di paradigma che mira a superare lo spontaneismo linguistico per un’educazione linguistica solida e consapevole. Al centro di questa nuova visione vi è il ritorno al valore della regola grammaticale e all’importanza della sintassi». Ben detto! Peccato che lo stesso comunicato sia infarcito di errori grammaticali e sintattici, o -come dicevano i latini- di «lapsus calami» (scivoloni della penna).

Quando si parla dell’insegnamento della storia, si afferma che è importante mantenere ben fermo l’innegabile rilevanza della dimensione italiana»: errore di concordanza.
Sulla geografia si dice  che la disciplina va elevata a «pilastro fondamentale per la formazione di un cittadino consapevole, capace di profonda comprensione della relazione tra esseri umani, territorio e ambiente, a tutte le scale, dal globale al locale».  Qui è sbagliata la preposizione: in italiano si dice «in tutte le scale».
Alcune pagine prima – nel paragrafo sul potenziamento della scrittura – c’è una costruzione sintattica caotica, con un uso spericolato del gerundio: «La scrittura è molto più che una tecnica: è saper strutturare il pensiero con logica rappresentando quindi un potente strumento di avviamento al pensiero riflessivo e alla introspezione».

E poi il latino, come ogni altra lingua, si scrive con la lettera iniziale minuscola. Sempre nel paragrafo dedicato al latino c’è un quasi ossimoro: la nuova materia è presentata insieme come «curricolare e opzionale». E più sotto di nuovo una maiuscola sbagliata: «consapevolezza Europea».
C’è anche una parentesi aperta ma non chiusa. E’ opinabile, dal punto di vista stilistico, anche la scelta di anteporre l’aggettivo al sostantivo, come quando si dice che la bozza delle Indicazioni nazionali è stata trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica istruzione per il «prescritto parere» o più avanti, quando si parla di educazione al rispetto della donna e educazione ai «positivi sentimenti».
Un’ultima osservazione di carattere lessicale: nel paragrafo dedicato a «inclusione e intercultura» è scritto: «Sono state meglio esplicitate le misure sistemiche e le prassi specifiche per l’accoglienza e l’integrazione di studenti da contesti migratori e per l’esercizio del diritto allo studio degli alunni adottati». Ma in che senso «adottati»?

La bozza dei nuovi «programmi» scolastici è già stata inviata al Cspi (Consiglio superiore della pubblica istruzione), che esprimerà il suo parere entro fine mese; seguirà entro fine luglio quello del Consiglio di Stato. Il primo è solo consultivo, il secondo è vincolante. Le Indicazioni erano già state sottoposte a un contestato sondaggio nelle scuole e fra gli insegnanti con domande a risposta multipla dove erano previste diverse opzioni salvo: «Non sono d’accordo».

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