In pensione sempre dopo

di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola

In 15 anni passati da Quota 96 a 110. Tutto partì dalla Fornero, che si difende: le nostre ragioni incomprese.

 

Ha creato un malcontento generale la decisione del Governo di alzare i requisiti per mandare in pensione i lavoratori,senza alcuna deroga per i docenti (tranne lemaestre della scuola dell’Infanzia): a far discutere è l’articolo 43 del maxi-emendamento governativo da 3,5 miliardi, presentato a pochi giorni dal sì finale alla Manovra 2026, in particolare la novità, a partire dal 2032, sull’aumento del tempo che compone la cosiddetta “finestra mobile”, ovvero il tempo di attesa a cui è sottoposto il neo pensionato  prima di ricevere la l’assegno di quiescenza: i pensionandi dovranno attendere dai 3 mesi ora previsti, a 4 mesi nel 2032 e poi progressivamente a cinque mesi nell’anno successivo, fino a  6 mesi dal 2034. Poi c’è la riduzione degli effetti per il riscatto della laurea breve, con i mesi della laurea triennale riscattati che varranno meno quando verranno riconosciuti come contributi utili ai fini dell’anticipo: un taglio che arriverebbe a 30 mesi per chi matura i requisiti nel 2035.

Alcune settimane fa, inoltre, sempre con la Legge di Bilancio si sono spostati in avanti di tre mesi i requisiti per l’accesso al pensionamento, con il pericolo reale di arrivare, nel 2029, addirittura a 67 anni e mezzo.

“Dopo le promesse di superare la Fornero, si va nella direzione opposta: età pensionabile più alta, nuovi vincoli e l’ennesima beffa della ‘quota 110’” per lasciare prima, ha commentato la capogruppo del PD nella commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano.

In effetti, sino al 2012 era in vigore la cosiddetta ‘Quota 96’, il sistema pensionistico anticipato basato sulla somma di età e contributi (ad esempio 60 anni e 36 di contributi oppure 61 anno d’età e 35 di contributi) applicabile a lavori particolarmente difficili e stressanti: in meno di tre lustri, l’asticella (tra contributi ed età) si è alzata di quasi 15 anni.

A parlare, il 18 dicembre, è stata anche l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero: ospite di Rai Radio1, in un ‘Un Giorno da Pecora’, intervistata da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, l’esperta di economia ha detto che è giunta l’ora di investire molto sui giovani: “Non possiamo continuare a dire che vogliamo spendere per le pensioni, cioè per gli anziani, e poi negare quelle che sono le premesse per il futuro, dalla scuola al lavoro per i giovani“.

Poi, Fornero è tornata a difendere le sue scelte da ministra del Lavoro: “Si vede che la mia riforma” sulle pensioni “aveva delle buone ragioni, forse non sono state comprese ma erano piuttosto evidenti. Una crisi finanziaria non è una cosa semplice” da gestire, “non potevamo far finta che avrebbe riguardato solo le banche, dirlo è stata una falsificazione enorme”.

A proposito delle finestre sulle pensioni, Fornero ha tagliato corto: “Sono solo delle furberie. Si dice ‘vai in pensione’ però poi quando raggiungi l’età per andare si chiede al lavoratore di stare tre mesi in più”.

Durissima su come sta procedendo la Manovra è stata anche Elly Schlein, segretaria del Pd: “Sulle pensioni la Presidente del Consiglio” Giorgia Meloni “si dimostra campionessa di incoerenza. Ha tradito tutti gli impegni presi in campagna elettorale, quando con Salvini promettevano di abolire la legge Fornero. Promettevano di abbassare l’età pensionabile, stanno facendo l’opposto: la aumentano. Promettevano di alzare le pensioni minime a mille euro, invece le hanno aumentate di un paio di caffé. Hanno cancellato Opzione Donna, e anziché introdurre una pensione di garanzia per i giovani, hanno cercato di fregarli pure sul riscatto della laurea”.

Il leader M5s, Giuseppe Conte, in un video su facebook dice che “dovevano migliorare la legge Fornero, non solo l’hanno peggiorata ma da ultimo si sono inventanti un emendamento che va a sacrificare chi dopo esseri laureato ci ha messo dei soldi per riscattare gli anni di laurea e ancora gli studenti di medicina, un disastro totale questo semestre che funziona”.

 

“Altro che ‘quota 100’: si va verso ‘quota 110’”, incalza la capogruppo democratica alla Camera, Chiara Braga: “Nel frattempo arrivano norme sbagliate che penalizzano chi è in regola, premiano furbi e morosi e aprono valanghe di ricorsi, come nel caso dei condomìni e del riscatto della laurea, svuotato di valore dopo che migliaia di cittadini hanno pagato contributi veri allo Stato. La fiducia nello Stato è messa seriamente in discussione”.

Secondo Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd, “la verità è che la Meloni Pinocchio, e l’allegra compagnia di mentitori che l’accompagna, hanno peggiorato quella legge Fornero che dicevano di volere cancellare. E lo hanno fatto in mille modi: chiudendo ogni canale di uscita anticipata, aumentando l’età pensionabile, riducendo la platea dei gravosi, facendo cassa col taglio delle indicizzazioni, cambiando le regole di accesso alle pensioni per importanti platee di lavoratori pubblici”.

Intanto, i sindacati Anaao Assomed e Cimo-Fesmed chiedono con forza che venga cancellata la norma contenuta nel maxiemendamento governativo alla manovra 2026 che ridimensionerebbe il riscatto di laurea ai fini del diritto a pensione anticipata.

“Il riscatto della laurea – dicono – è, di fatto, l’unico sistema (senza penalizzazioni) che permette l’anticipo del pensionamento per chi ha dedicato allo studio universitario la prima parte della vita adulta. Colpire i lavoratori laureati è un orribile segnale da parte del governo, che vorrebbe penalizzare la parte più istruita della popolazione, come se aver dedicato anni di vita agli studi universitari costituisse una colpa”.

Fin qui le proteste: non è da escludere che il Governo alla fine riveda le parti del maxi-emendamento che hanno creato tanto scalpore, a partire proprio dall’ennesima “stretta” sulle pensioni.

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