Giornata mondiale insegnanti, gli stipendi sono troppo bassi
di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola
Valditara ringrazia i prof ma servono investimenti: gli stipendi negli anni sono in netto calo.
Il potere di acquisto si è dimezzato.
Nella Giornata mondiale degli insegnanti, istituita nel 1996 dall’Unesco e quest’anno incentrata sul tema “Riformulare l’insegnamento come professione collaborativa“, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, esalta il loro ruolo e la professionalità che esercitano nel formare le nuove generazioni. “Incontro tutti i giorni docenti straordinari – ha detto il titolare del dicastero bianco – pieni di passione, ricchi di competenze, consapevoli dell’alta dignità del loro lavoro. La scuola italiana vale tanto, di questo dobbiamo essere tutti consapevoli. In questa giornata voglio dire a loro un grande grazie per ciò che fanno ogni giorno, per dare un futuro ai nostri giovani”.
L’Unicef ricorda che gli insegnanti sono il cuore di un’istruzione di qualità, ma nel 2024 appena il 31% dei Paesi disponeva di sistemi efficaci di sviluppo professionale degli insegnanti, meno della metà rispetto all’obiettivo del 64%.
“A livello globale – ha detto Nicola Graziano, presidente Unicef Italia -, il numero di bambini e giovani che non frequentano la scuola si aggira intorno ai 265 milioni da un decennio, ma le ultime stime mostrano che nel 2023 gli OOSC erano 272 milioni. Si prevede che gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (ODA) destinati all’istruzione diminuiranno di 3,2 miliardi di dollari USA, con un calo del 24% rispetto al 2023. Tale diminuzione farebbe aumentare il numero di bambini non scolarizzati in tutto il mondo da 272 milioni a 278 milioni. Nessun bambino dovrebbe essere privato del diritto a imparare e a costruirsi un futuro: garantire insegnanti formati, motivati e sostenuti significa non solo offrire conoscenza, ma anche protezione, speranza e opportunità di vita”.
L’Unicef si è quindi soffermato sulla situazione a Gaza: a luglio 2025, 1.466.000 bambini si trovano ad affrontare difficoltà nella loro istruzione. A giugno 2025, erano stati colpiti 588 edifici scolastici, di cui 538 nella Striscia di Gaza (95,4%) e altri 50 nella Cisgiordania.
Il problema riguarda diversi territori: in Sudan, ad esempio, più di 17 milioni dei 19 milioni di bambini in età scolare sono rimasti fuori dalla scuola.
E ad Haiti, l’escalation della violenza delle bande e i disordini civili hanno lasciato oltre 1,4 milioni di bambini con un urgente bisogno di sostegno all’istruzione.
Sempre l’Unicef ha fatto sapere che “continuerà a lavorare perché ogni insegnante sia sostenuto, ogni aula sia inclusiva e ogni bambino, ovunque nel mondo, possa avere l’opportunità di imparare.
“In questa Giornata mondiale degli Insegnanti – ha detto ancora Graziano -, desideriamo esprimere la nostra gratitudine a tutte le insegnanti e a tutti gli insegnanti che, con coraggio e dedizione, continuano a guidare i bambini nel loro percorso formativo, anche nei contesti più difficili. È fondamentale che i governi e la comunità internazionale investano con urgenza nell’istruzione, perché ogni bambino, ovunque si trovi, possa contare sulla presenza di un insegnante al suo fianco”.
Da uno studio svolto dalla nostra testata giornalistica risulta che nel nostro Paese mentre nel 1997 ai docenti, togliendo spese e tasse, restava in tasca l’11,5% del salario percepito, nel 2023, sottraendo sempre le stesse “voci”, rimaneva appena il 6%. Quindi, a distanza di trent’anni fa, il potere di acquisto della categoria si è fortemente ridotto, al punto che la quota di soldi che un docente può oggi mettere da parte si è praticamente dimezzata. Un decremento che stona ancora di più se si pensa come negli ultimi decenni la professione sia fortemente cambiata, con un aumento esponenziale delle mansioni da assolvere e della burocrazia da gestire quotidianamente dentro e fuori le classi.
La Tecnica della Scuola ha anche realizzato una sintesi sulla storia delle riforme del reclutamento dei docenti, dagli anni Cinquanta ad oggi, tra nascita dei “ruoli speciali transitori” fino all’algoritmo Gps, passando per SSIS e TFA: ciò che emerge è che da sempre si è cercato di assumere docenti al di fuori delle procedure concorsuali classiche, “istituzionalizzando”, in questo modo, il precariato, diventando ormai endemico.