Giannelli (ANP): stipendi dei docenti troppo bassi
di Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola
Stipendi dei dirigenti scolastici, intervista a Giannelli (ANP):
“Non sono troppo alti, sono quelli dei docenti ad essere troppo bassi”.
Si è chiusa da pochi giorni la trattativa per il contratto del comparto scuola, ci sono i commenti positivi di chi ha firmato l’accordo ma anche il malumore di tutti gli altri.
Una delle critiche più diffuse riguarda il fatto che gli stipendi di Ata e docenti sono troppo lontani da quelli dei dirigenti sarebbero quindi “fin troppo pagati”.
Ne parliamo con Antonello Giannelli, presidente di ANP (Associazione nazionale presidi).
Presidente, cosa ne dice della legge di bilancio? Molti suoi colleghi lamentano la mancanza di misure rivolte alla valorizzazione della figura dei dirigenti scolastici. È d’accordo?
Io direi che nella legge di bilancio bisognerebbe farsi maggiormente carico di tutta la scuola perché abbiamo un problema di personale sottopagato. Il contratto del comparto appena sottoscritto consente di riconoscere qualche aumento ma resta il fatto che il personale docente e ata è pagato meno dei dipendenti pubblici con lo stesso titolo di studio in servizio presso altre amministrazioni.
Per esempio, i funzionari ministeriali laureati ma senza qualifica dirigenziale guadagnano di più dei docenti e inoltre ricevono i buoni pasto che, a conti fatti, equivalgono a circa 200 euro netti al mese. Lo stesso avviene per i dirigenti.
Resta il fatto che molti dirigenti scolastici ritengono di essere pagati in modo inadeguato.
È assolutamente vero, ma la questione va esaminata nel contesto più generale.
Obiettivamente è difficile parlare dello stipendio dei “presidi” perché sorgono continue polemiche.
È vero che lo stipendio dei dirigenti è più alto di quello dei docenti, ma in un paese normale questo non può essere un problema perché a maggiori responsabilità deve corrispondere uno retribuzione più elevata.
Docenti e Ata, per parte loro, sostengono che non c’è proporzione fra docenti e presidi.
Il problema nasce dal fatto che oggi, in Italia, il rapporto tra la retribuzione media dei dirigenti scolastici e quella dei docenti è maggiore di 2, cosa che non avviene in altri Paesi europei.
Però non si mette in evidenza che la vera anomalia consiste nella eccessiva esiguità dello stipendio dei docenti.
Prendiamo il caso della Germania, dove i dirigenti arrivano orientativamente a 6mila euro al mese e nessuno lo contesta, perché lì i docenti percepiscono anche sui 4mila euro. Dunque con un rapporto di circa 1.5, sensibilmente più basso di quello italiano.
Più in generale, lei cosa pensa delle politiche retributive all’interno del sistema scolastico?
Io credo che ci sia interesse ad attuare una sorta di politica del “divide et impera”.
Questo, alla fin fine, non dispiace neppure agli stessi sindacati confederali che, per svariate ragioni, hanno interesse a favorire una permanente conflittualità tra docenti e dirigenti.
D’altronde, chiedere incrementi senza interessarsi al contesto è bassa demagogia e all’ANP questo non è mai interessato.
Io penso, invece, che si dovrebbe condurre una battaglia comune per incrementare adeguatamente la retribuzione di tutto il personale scolastico, ingiustamente sottopagato. Basterebbe un semplice confronto con quanto accade nelle altre amministrazioni.
Perché mai un funzionario comunale o un funzionario ministeriale deve guadagnare più di un docente?
Allo stesso modo, lo stipendio dei dirigenti scolastici deve essere messo a confronto con quello degli altri dirigenti pubblici.
Tutti insieme dobbiamo pretendere questo, che gli stipendi del personale della scuola (ata, docenti e dirigenti) siano aumentati fino al livello percepito dalle comparabili figure professionali delle altre amministrazioni pubbliche.
