Divieto del cellulare in classe: le regole

di Carlos Arija Garcia, La legge per tutti

La legge e la giurisprudenza impongono delle sanzioni a chi viene sorpreso con il telefonino durante le lezioni. Che si tratti di studenti o docenti.

Sentire lo squillo di un telefonino durante una lazione è, sicuramente, fonte di distrazione. Come lo è il cellulare in sé, se lo si tiene a portata di mano: troppo forte la tentazione si dare un’occhiatina a WhatsApp o ai social, soprattutto quando la spiegazione che si sta ascoltando in quel momento risulta particolarmente noiosa. Tuttavia, sul divieto del cellulare in classe, le regole non interessano soltanto gli studenti ma anche i loro docenti: sarebbe alquanto antipatico vedere un prof che interrompe la sua lezione perché deve rispondere ad una chiamata o ad un messaggino.

La giurisprudenza si è occupata abbondantemente di questo argomento, così come della possibilità di sequestrare il cellulare all’alunno impegnato in una chat o, comunque, ad usare il dispositivo. Vediamo quali sono le regole dettate dalle principali sentenze in merito.

Quando è vietato il cellulare a scuola?

 

La scuola può vietare l’uso del cellulare e di qualsiasi altro dispositivo elettronico, come tablet o riproduttori di video e di files audio, all’interno dell’istituto scolastico e, in particolare, in aula durante le lezioni. Addirittura, in un liceo di Bologna è stato vietato l’uso del telefonino anche a ricreazione.

Va detto, infatti, che regolamenti scolastici e i patti di corresponsabilità, che vengono firmati da genitori e docenti a inizio anno, oltre alle varie circolari dei dirigenti, possono impedire sempre l’uso dei cellulari in classe, salvo in caso di emergenza o per ragioni didattiche. Se previsto dal regolamento, il professore può quindi ritirare il cellulare dello studente e riconsegnarlo a fine lezione, senza però abusarne. Ciò significa che non può sbirciare nel telefonino dell’alunno o costringere quest’ultimo a mostrare cosa stava guardando, perché sarebbe violazione della privacy.

Inoltre, l’apparecchio non può essere tenuto dal docente oltre l’orario scolastico: in tal caso, il comportamento dell’insegnante può essere segnalato ai superiori, al preside e perfino al ministero dell’Istruzione. Chi non riceve il cellulare al termine delle lezioni potrà presentare una querela presso i Carabinieri o la procura della Repubblica.

Infine, l’alunno non può essere perquisito se lo nasconde in tasca o nello zaino: il potere di perquisizione, infatti, spetta solo alle autorità di polizia ed in presenza di determinati (gravi) reati o su mandato del giudice.

A chi è vietato il cellulare a scuola?

Il divieto di usare il cellulare a scuola, in particolare durante le lezioni, è valido sia per gli studenti sia per i docenti: da diverso tempo, infatti, la giurisprudenza sanziona gli insegnanti che utilizzano il telefonino in aula.

Per quanto riguarda gli studenti, in caso di violazione la legge [1] consente alla scuola, nell’ambito della sua autonomia decisionale, di imporre delle attività riparatorie come la pulizia delle aule, piccoli lavori di manutenzione o assistenza nell’ambito della comunità scolastica.

Il divieto per gli insegnanti di usare il cellulare in aula è contenuto in una circolare del 2007 del ministero della Pubblica amministrazione [2]. Ad Alessandria, ad esempio, una docente è stata sanzionata per aver inviato un messaggio alla dirigente in cui chiedeva conto dell’assenza di una collega: secondo i giudici piemontesi, «l’uso del telefono cellulare in classe da parte del personale docente non appare conforme e coerente con la funzione educativa esercitata e neppure col contratto collettivo di riferimento» [3].

La Corte d’appello di Milano, invece, ha sospeso dal servizio senza retribuzione un insegnante che aveva risposto al telefono durante un’interrogazione, tra l’altro con un linguaggio, diciamo così, «poco ortodosso» alla sua funzione [4].

L’uso del cellulare a scuola può costare anche il posto fisso. Basterebbe chiederlo ad un insegnante torinese bocciato alla prova per l’immissione in ruolo perché era emerso che in passato utilizzava fin troppo il telefono durante e ore di lavoro [5]. Ciò non vuol dire che un docente possa essere licenziato se usa sporadicamente il cellulare in classe, soprattutto se mancano dei riferimenti temporali specifici e prove certe [6].

Non basta, nemmeno, trovare un docente «online» su una chat di WhatsApp: secondo i giudici [7], «in assenza di ulteriori riscontri, non si può provare l’effettiva utilizzazione dello smartphone e dell’applicativo WhatsApp da parte della docente nei giorni e negli orari di cui all’addebito disciplinare».

Note

[1] DPR n. 249/1998.

[2] Circ. min. PA del 15.03.2007.

[3] Trib. Alessandria sent, n. 233/2021.

[4] Corte appello Milano sent. n. 136/2019.

[5] Trib. Torino sent. n. 5328/2018.

[6] Corte appello Catanzaro sent. n. 367/2020.

[7] Trib. S. Maria Capua Vetere sent. n. 611/2018.

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