Contratto scuola, l’Aran: 40 euro netti in più in busta paga

di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola

Contratto scuola, l’Aran vuole chiudere con 40 euro netti d’aumento in busta paga:
sindacati convocati il 4 settembre (anche per sanzioni, carriera e altro).

 

Con l’inizio del nuovo anno scolasticoriprende anche la contrattazione sindacale per definire il contratto di lavoro relativo al periodo 2022-2024: giovedì 4 settembre i sindacati si recheranno all’Agenzia per la rappresentanza negoziale nelle Pa, dove cercheranno di convincere l’amministrazione a chiedere più risorse per un rinnovo che al momento non va oltre ai 140 euro lordi (frutto delle ultime leggi di Bilancio). A “spingere” per un rinnovo immediato è Antonio Naddeo, presidente Aran: in un suo podcast sul ritorno dalle ferie e le sfide che attendono i dipendenti pubblici ricorda che tra i contratti pubblici dell’ultimo triennio ancora non portati a termine c’è proprio quello della Scuola.

“Siamo in una fase di transizione – fa sapere Naddeo -: da una parte occorre chiudere i rinnovi del triennio 2022–2024 (Enti locali, Istruzione e Ricerca, Sanità), dall’altra si apre la stagione dei rinnovi 2025–2027, per i quali sono già state previste risorse nella legge di bilancio”.

Cosa dobbiamo aspettarci? È difficile dirlo, perché i sindacati, nessuno escluso, chiedono compattamente maggiori risorse: il 6 per cento, quello di tutti i ministeri, alla scuola risulta davvero stretto.

Perché significherebbe, di fatto, sottoscrivere un contratto scaduto da tre anni portando a casa un incremento di soli 70-80 euro netti medi a lavoratore. E siccome la metà di questa somma è già da oltre un anno in busta paga, per effetto della nuova legge sull’indennità di vacanza contrattuale, non sarebbe un risultato strabiliante: soprattutto perchè quando il Ccnl 2022/24 andrà a regime, in busta paga l’aumento visibile sarà mediamente di meno di 40 euro. Una cifra che si commenta da sola.

La “partita” potrebbe allora giocarsi, come ha fatto intendere lo stesso numero uno dell’Aran, con le risorse già stanziate per i due rinnovi contrattuali successivi, per i quali il Governo Meloni ha già di fatto stanziato le somme attraverso l’ultima Legge di Bilancio: in sostanza, si potrebbe prevedere un anticipo o un impegno semi-immediato per rendere più sostanzioso l’aumento e ridurre la delusione di tanti docenti e Ata.

Nel frattempo, sempre Naddeo ha anche tenuto a dire che l’accordo non riguarda solo la parte economica, “ma anche la valorizzazione delle competenze digitali, le misure di age management, il benessere organizzativo, il rafforzamento del welfare aziendale. Il nodo resta lo stesso coniugare vincoli di bilancio con la necessità di rendere la Pa un datore di lavoro attrattivo e competitivo”, conclude il presidente dell’Aran.

Anche su questo fronte è bene che si arrivi presto a fare delle scelte. E scendere a patti. L’amministrazione, ad esempio, ha più volte chiesto di allargare il potere dei dirigenti scolastici sul fronte delle sanzioni agli insegnanti; i sindacati, invece, non vogliono sentirne parlare, poiché la sanzione sarebbe inflitta da chi ha contestato il comportamento del dipendente e non da un organismo super partes (che garantirebbe maggiore equità).

Alcuni sindacati, invece, non disegnerebbero delle forme di carriera del personale, ad iniziare dai collaboratori dei presidi: una possibilità, quella del middle management, che all’Aran sembra non dispiacere, ma che altre organizzazioni dei lavoratori (come Flc-Cgil e Gilda degli insegnanti) respingono senza se e senza ma.

Le questioni sul tavolo sono innumerevoli: c’è chi vorrebbe (sempre la Gilda) portare la Carta del docente nello stipendio (ma l’Anief ha fatto notare che si dimezzerebbe l’importo per via delle trattenute); c’è l’annosa questione della mobilità bloccata per i nuovi assunti; la richiesta di allargamento dei permessi e in generale dei diritti, del personale precario; vi sono anche richieste di introduzione di indennità economicheper chi è costretto a lavorare in condizioni difficili; ci sarebbero anche da contrattualizzare, laddove possibile, alcun benefit introdotti dal ministro Giuseppe Valditara.

Le questioni sono diverse e complesse. E il tempo è poco. Il rischio concreto è che Aran e sindacati ancora una volta arrivino a sottoscrivere un compromesso, con l’impegno di definire il tutto in sede di sequenza contrattuale oppure, ancora meglio, con il contratto che verrà. I precedenti, però, ci dicono che il tempo passa e le promesse difficilmente si traducono in cambiamenti. Stavolta speriamo che riescano a cambiare passo. Tanti lavoratori ci sperano.

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