Compiti a casa: circolare nuova per un problema vecchio
di Andrea Ceriani, La Tecnica della scuola
I giovani oltre gli impegni scolastici hanno mille attività pomeridiane: allora risulta assai difficile riuscire a svolgere compiti minimi assegnati per casa .
Saranno stati i costanti consigli di dotti ed esperti specialisti dell’educazione e le reiterate richieste di genitori o le proteste degli alunni oppure un ingegnoso calcolo politico (è sempre meglio avere l’“appoggio” dei genitori)? Non sappiamo ma, sicuramente, vari (anche validi?) saranno stati motivi che hanno indotto il Ministero dell’Istruzione (e del merito) ad emanare quella curiosa circolare relativa ai compiti a casa. Con ‘tono’ burocratico, fermo, ma ‘gentile’, il testo, dopo un debito e formale elogio dei docenti per il gravoso lavoro svolto e un riconoscimento della loro ‘libertà di insegnamento’ (sancita dalla Costituzione), invita caldamente gli stessi alla moderazione e alla misura nell’assegnare i compiti da svolgere a casa.
Moderazione anche nel programmare le verifiche (forse anche le interrogazioni) affinché i ‘fanciulli’ non siano gravati da eccessivi doveri scolastici né stressati da troppi impegni di studio e possano, con serenità e fiducia, gestire autonomamente i loro spazi pomeridiani, godere di tempi di libertà per dedicarsi alle loro passioni, vivere in gioia e letizia i fine settimana e i giorni di festività e, così, avere uno sviluppo armonico della personalità, senza alcun tipo di tensione, di turbamento, di minimo disagio che possa, anche un sol momento, rattristarli.
Qualcuno potrebbe avvertire il pericolo di illudere i ragazzi, agendo in tal modo, sulla realtà che dovranno fronteggiare usciti dal guscio protettivo della scuola. La vita non è un ‘locus amoenus’, una perenne ‘età dell’oro’, un sempreverde ‘paradiso terrestre’. Qualcuno potrebbe avvertirli. In fondo, però, non preoccupiamoci troppo. Delle ‘durezze’ della vita, ben presto, se ne accorgeranno da soli. Speriamo soltanto che siano in possesso delle abilità giuste per sopportarle e contrastarle.
La domanda, però, adesso è un’altra (non avventuriamoci troppo a preconizzare ciò che riserverà il futuro). Era proprio necessaria questa breve, incisiva ed elegante circolare del Ministero? Forse sì, forse no. Certo è che, se si dovesse seguire alla lettera, i poveri docenti dovrebbero sviluppare doti di equilibrismo didattico-metodologico per non ‘torturare’ i poveri ragazzi con fitte raffiche di verifiche, interrogazioni e compiti a casa (in tutte le materie, ad ogni ora del giorno e della notte, senza alcuna tregua) che rischierebbero di portarli proprio all’esaurimento.
Non solo, oltre a inventarsi ‘funamboli’ della didattica e della didassi, gli insegnanti dovrebbero moltiplicare le loro riunioni pomeridiane (e già sono tante) per coordinarsi e pianificare dettagliatamente verifiche, interrogazioni e compiti ‘domiciliari’ (condividendo tutto, ovviamente, magari anche – in anticipo – le soluzioni, con genitori e alunni). Ma ritorniamo alla domanda. Era necessaria questa circolare. Necessaria no, forse, al massimo, utile per ricordare ad alcuni docenti (forse smemorati) alcune modalità di insegnamento, ripetute più e più volte, atte a favorire (anche troppo) gli allievi nel loro percorso di apprendimento.
Perché, diciamolo con chiarezza, la questione dei compiti a casa (oggi facilitati anche dall’I.A.), delle verifiche e interrogazioni in classe (di cui si chiede, in sostanza, una riduzione, anche drastica), non è certo nuova. Da tempo se ne parla (lo può dire chi, come lo scrivente, è avanti negli anni). Si era partiti con il suggerimento di non interrogare il lunedì, si era caldeggiata, energicamente, anche la possibilità di una certa sobrietà nel numero di verifiche (durante l’anno e nello stesso giorno) e di interrogazioni (non più di una, massimo due, al giorno, meglio ancora diradate e conteggiate nel tempo) per arrivare ad invitare i docenti a non eccedere troppo nei compiti a casa (anche a evitare di assegnarli!), per dare così modo ai ragazzi non solo di coltivare una loro vita privata ma anche di avere l’occasione di ritrovare (o continuare) un dialogo con i genitori (sempre impegnati a lavorare) e avere il tempo (impresa non facile) per vivere insieme a loro.
Certo, anche fare i compiti insieme ai genitori potrebbe essere un modo per ‘parlare’ con loro, sentirli vicini (non solo per farsi fare i compiti), riattivare un dialogo morente o ricevere aiuto e incoraggiamento. Ma su questo aspetto non si insiste molto. Comunque nulla di nuovo. Già da anni il ‘problema’ è, potremmo dire, all’ordine del giorno tanto che, attualmente, i compiti assegnati per casa non sono, in generale, ‘immensi’ (anzi il contrario) e le verifiche, come le interrogazioni, vanno incontro alle esigenze degli alunni e dei genitori (almeno questa è la mia impressione).
Forse il problema risiede nel fatto che adesso i giovani sono sottoposti, oltre che agli impegni prettamente scolastici, anche ad altre mille attività pomeridiane, parascolastiche o extrascolastiche. È chiaro, allora, che riuscire a svolgere compiti minimi assegnati per casa o prepararsi per una verifica o una interrogazione (magari non programmata) risulta assai difficile.
In realtà l’unica idea positiva presente nella circolare ministeriale (a mio umile avviso) appare l’esortazione a utilizzare con giudizio il registro elettronico e a ‘ritornare’ all’uso del diario agenda. Tale esortazione è certamente positiva e, veramente, consente ai ragazzi di crescere nell’autonomia e nella gestione dei loro impegni scolastici. Il resto (compiti a casa, verifiche, interrogazioni, dialogo con le famiglie – interessate maggiormente o quasi esclusivamente alla promozione -) non è gran cosa, da prendere in considerazione certo, con rispetto, ma anche con un certo ‘grano salis’. O no?