Caldo asfissiante negli uffici pubblici, Naddeo: Basta ventilatori
di Andrea Carlino,
Caldo asfissiante negli uffici pubblici, Naddeo (Aran): “‘Basta ventilatori, servono smart working e settimana corta per salvare produttività e benessere dei dipendenti”.
La colonnina di mercurio schizza verso l’alto, trasformando aule e corridoi in roventi camere di tortura. Con il bollino rosso a dominare la scena meteorologica, il mondo della scuola si ritrova a fronteggiare una sfida che va oltre i programmi didattici e gli esami di Stato.
Docenti, personale ATA e studenti stanno vivendo giorni di disagio estremo a causa delle temperature record che stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema.“Stiamo lavorando in condizioni difficilissime”,“La situazione è critica”, “In alcuni plessi, oltre al caldo asfissiante, è impossibile aprire le finestre per una questione di sicurezza”, sono le denunce raccolte da sindacati e associazioni.
Il presidente dell’ARAN Antonio Naddeo, tramite Linkedin, lancia un appello diretto alla Pubblica Amministrazione attraverso i social network.
“Caldo asfissiante e Pubblica Amministrazione: serve flessibilità, non ventilatori”. Il messaggio, pubblicato sul suo profilo personale, tocca una questione che coinvolge migliaia di dipendenti pubblici alle prese con le temperature estive negli uffici.
“Il termometro sale, e con lui anche il disagio nei luoghi di lavoro pubblici”, scrive Naddeo, denunciando una situazione critica: “Alcuni uffici senza aria condizionata, spostamenti sotto il sole cocente, performance che inevitabilmente ne risentono”. Una fotografia della realtà quotidiana di molti uffici pubblici che, nonostante le alte temperature, continuano a operare con gli orari tradizionali.
La soluzione è già disponibile: adattarsi e innovare
La proposta del numero uno dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale è chiara: “La soluzione è già a portata di mano: smart working e settimana corta non sono solo scelte organizzative moderne, sono anche risposte intelligenti al cambiamento climatico”. Naddeo sottolinea come il lavoro agile non rappresenti unicamente un beneficio per i lavoratori, ma costituisca anche un investimento in efficienza dei servizi: “Un dipendente che lavora da remoto, in un ambiente più confortevole, è anche più produttivo e concentrato”.
Il presidente ARAN conclude con un monito alle amministrazioni: “La PA deve imparare a reagire con prontezza, come farebbe un buon leader: adattarsi, innovare, anticipare”. L’invito è quello di non aspettare “il prossimo decreto” ma di agire con buon senso e responsabilità. “In tempi di caldo estremo, flessibilità è anche sinonimo di resilienza“, chiude Naddeo, evidenziando come l’adattamento alle condizioni climatiche rappresenti una sfida organizzativa che richiede soluzioni immediate e pragmatiche.
“Lavoriamo in condizioni difficili”, “in alcuni plessi, oltre al caldo asfissiante, impossibile aprire le finestre”. Storie di scuole incandescenti: “Ambienti invivibili”
Le testimonianze, provenienti da diverse province come quella di Modena, dipingono un quadro allarmante, dove l’assenza di climatizzazione e l’impiego di mezzi inadeguati, come semplici ventilatori portatili, rendono gli ambienti scolastici invivibili. Una problematica strutturale e cronica, che l’eccezionalità dell’ondata di calore rende ogni anno più evidente e insostenibile.
Diritti e dignità sotto esame: le richieste delle associazioni
Di fronte a questa emergenza, le organizzazioni del settore, come la FLC CGIL e il CNDDU (Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani), stanno alzando la voce, chiedendo interventi tempestivi e straordinari da parte delle istituzioni.
Il CNDDU ha avanzato una serie di richieste concrete per mitigare gli effetti del caldo in questi giorni cruciali per gli esami di maturità: la modifica degli orari delle prove per evitare le ore più calde, l’autorizzazione all’uso di ventilatori mobili, l’accesso a sale climatizzateper chi ha certificazioni mediche, la distribuzione sistematica di acqua e la garanzia di pause adeguate durante le sessioni d’esame.
Il presidente del CNDDU, Romano Pesavento, ha sottolineato come la questione sia “un tema di diritti umani, prima ancora che scolastico”, ribadendo che non è accettabile pretendere lucidità e rendimento dagli studenti senza garantire le condizioni minime di benessere e sicurezza.
Il vuoto normativo e le soluzioni necessarie
A complicare il quadro, c’è la lacuna normativa in materia di comfort termico nelle scuole. Il D.Lgs. 81/2008, testo di riferimento per la sicurezza sul lavoro, non fissa limiti precisi di temperatura, demandando la questione a complesse norme tecniche. Mentre in altre realtà, come il Veneto, sono state emanate delibere specifiche, la maggior parte del Paese si trova a navigare in un vuoto legislativo.
Secondo gli studi dell’INAIL, la temperatura ideale per le attività didattiche dovrebbe oscillare tra i 24 e i 26°C in estate, ben lontano dai valori registrati in questi giorni. In assenza di una normativa vincolante, garantire un ambiente adeguato diventa un dovere morale e legale, riconducibile all’articolo 2087 del codice civile, che impone al datore di lavoro il rispetto dell’integrità fisica e morale dei lavoratori.