Cacciari: la scuola è l’unico salvagente contro la disinformazione e il disinteresse
di Andrea Carlino,
I social media: un fiume in piena che richiede discernimento. I giovani non sanno nuotare nel fiume in piena dei social: il ruolo cruciale della scuola.
Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, ospite a “Timeline” su Rai 3, ha offerto una disamina schietta e provocatoria su alcuni dei temi più urgenti della contemporaneità: il ruolo dei social media, la condizione dei giovani e il rapporto con il tempo che passa. Un intervento che, con la consueta lucidità, ha stimolato riflessioni profonde.
I social media: un fiume in piena che richiede discernimento
Cacciari, pur non utilizzando personalmente i social network, ne riconosce l’enorme impatto. Citando Umberto Eco, che li definì un megafono per “legioni di imbecili”, il filosofo concorda sulla presenza di contenuti di ogni tipo, paragonandoli a un “grandissimo fiume” in cui scorre di tutto, dalla “m****” a riflessioni “serissime”. Il problema non è il mezzo in sé, ma la capacità di discernimento. Cacciari solleva un punto cruciale: i giovani, a differenza di chi ha maggiore esperienza, non possiedono ancora gli strumenti critici necessari per navigare in questo fiume caotico di informazioni. La scuola assume quindi un ruolo fondamentale nell’armare i ragazzi a discernere e a essere critici, fornendo loro i “salvagenti” per non affondare nel vortice mediatico.
I giovani tra disorientamento e la fine del sacrificio
La condizione dei giovani è un altro tema centrale nell’analisi di Cacciari. Essi si trovano a dover attingere informazioni da un flusso incontrollato, con il rischio di non discernere più nulla. Tale disorientamento si riflette anche nell’alta astensione giovanile alle elezioni europee, sintomo di un disinteresse verso un’Europa percepita come “patria dei vecchi”. Cacciari contrappone la generazione attuale a quella degli anni ’60-’70, che si presentava con forza, senza la paura di non trovare lavoro e con un conflitto con i padri da una posizione di superiorità. Il filosofo non risparmia critiche alla sua generazione, accusandola di aver commesso “peccati mortali” nei confronti dei giovani, con responsabilità “pazzesche e imperdonabili”.
L’impatto dei social media sullo sviluppo dei giovani e il ruolo cruciale della scuola
L’avvento e la diffusione capillare dei social media hanno innescato un dibattito acceso sul loro impatto sullo sviluppo cognitivo e psicologico degli adolescenti. Numerosi studi scientifici e ricerche stanno cercando di analizzare in che modo l’uso intensivo di tali piattaforme influenzi aspetti fondamentali della crescita, dalla capacità di attenzione e memoria alle relazioni interpersonali e alla salute mentale. Si indaga, ad esempio, se la costante esposizione a flussi rapidi di informazioni e contenuti multimediali stia modificando la struttura cerebrale e le modalità di apprendimento dei giovani. Al contempo, si esplorano le ripercussioni sulla sfera emotiva, con particolare attenzione all’ansia, alla depressione e ai disturbi legati all’immagine corporea, spesso amplificati dalla pressione sociale e dal confronto continuo online.
In questo scenario complesso, il ruolo della scuola diventa più che mai cruciale. Non basta più trasmettere conoscenze disciplinari; è fondamentale equipaggiare i giovani con gli strumenti necessari per navigare in modo consapevole e critico nel vasto e spesso insidioso mondo digitale. L’educazione alla cittadinanza digitale e lo sviluppo del pensiero critico dovrebbero essere pilastri portanti dei programmi educativi. Ciò implica insegnare ai ragazzi a riconoscere le fake news, a verificare le fonti, a comprendere i meccanismi di funzionamento degli algoritmi e a utilizzare la tecnologia in modo etico e responsabile. Le scuole sono chiamate a sperimentare metodologie didattiche innovative che favoriscano la discussione, il confronto e la riflessione sull’uso dei social media, trasformando le aule in laboratori di consapevolezza digitale.
Fornire ai giovani i “salvagenti” di cui parla Cacciari significa dotarli delle competenze necessarie per discernere nel “fiume” di informazioni, distinguendo ciò che è rilevante e affidabile da ciò che è fuorviante o dannoso. Solo così la scuola potrà adempiere al suo compito di formare cittadini consapevoli e capaci di affrontare le sfide dell’era digitale.
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