Bianchi: guai a lasciare sole le scuole autonome. Tanti istituti del Sud rischiano di diventare di serie B

Puntare sull’autonomia scolastica, ma senza mai isolare gli istituti che invece devono essere sempre aperti al confronto e al miglioramento reciproco: il messaggio arriva dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante il Festival nazionale dell’Economia civile che per tre giorni ha affrontato a Firenze tematiche sulle politiche attive del lavoro, la sostenibilità, l’inclusione sociale, la pace, la scuola e la formazione da sostenere, lo sviluppo inclusivo e il futuro della sanità dopo la pandemia.

Con il titolare dell’Istruzione hanno partecipato i ministri delle Infrastrutture Enrico Giovannini, per la Famiglia Elena Bonetti, del Lavoro Andrea Orlando.

Più autonomia, più espressione del sè

“Il rafforzamento dell’autonomia” scolastica “ha un lato positivo – ha sottolineato Bianchi -: permette ad ognuno di esprimere le proprie capacità, il proprio entusiasmo, le proprie condizioni, ognuno al meglio di come può”.

“Il lato negativo è che se le autonomie rimangono isolate, non riusciamo mai a dare l’idea di un Paese in crescita, posto che il Paese stia crescendo”.

Un concetto, quello di non isolare le scuole, che vuole salvaguardare gli istituti scolastici collocati in territori poco avanzati, dove il sostegno delle istituzioni è limitato: senza un supporto della società, il gap rispetto alle scuole più avanti (come organizzazione e strutture) rischia infatti di aumentare. E anche quello degli apprendimenti degli alunni. Rischierebbero di diventare, in poche parole, scuole di serie B.

Il Sud troppo indietro

Un rischio che riguarderebbe tante scuole del Sud. Lo scorso mese di luglio l’Invalsi ha prodotto dei dati sulle competenze degli studenti italiani piuttosto sconfortanti per alcune reigoni: al termine del secondo ciclo d’istruzione, gli allievi che non raggiungono il livello base in Italiano superano la soglia del 60% in Campania, Calabria e Sicilia. E sempre l’istituto nazionale di valutazione ha spiegato che nell’ultimo anno “in Matematica gli allievi sotto il livello 3 arrivano al 70% in quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna). Sempre nelle stesse regioni non raggiungono il B2 il 60% degli studenti nella prova di reading e l’80% in quella di listening”.

Secondo Bianchi, quindi, “servono più incroci e, su questo, l’economia civile è fondamentale. È una forte richiesta che faccio a tutto il mondo della società civile e dell’economia civile, perché adotti la propria scuola e la metta in connessione con le altre“.

Lo spirito della tre giorni a Firenze

Il concetto espresso dal numero uno del dicastero di Viale Trastevere è in perfetta linea con lo spirito della tre giorni fiorentina: facendo squadra e impegnandosi ‘in buona compagnia’, hanno sostenuto diversi relatori, possiamo reagire a shock globali come la pandemia, le guerre e l’emergenza clima, trovando risposte nelle buone pratiche messe in campo dagli ‘Ambasciatori dell’economia civile’, ovvero cittadini, imprese, Comuni e scuole virtuose.

Il ministro Andrea Orlando ha detto che “sul reddito di cittadinanza siamo d’accordo che non è politica attiva del lavoro, bensì uno strumento di contrasto alla povertà. Quanto alle politiche attive va ricordato che nel Pnrr sono previsti 5 miliardi”.

Chiudendo la tre giorni fiorentina Leonardo Becchetti, direttore del festival e cofondatore di NeXt ha sottolineato che “l’economia civile ci insegna che di fronte ai tanti shock globali che ormai fanno parte della nostra vita e le loro conseguenze economiche sulle nostre vite non siamo soli e non possiamo essere soli. Facendo squadra e ‘in buona compagnia’ possiamo reagire e trovare risposte”.

Condividi questa storia, scegli tu dove!