Autonomia scolastica o anarchia?
di Andrea Carlino, Orizzonte Scuola
Competizione tra istituti, burocrazia, contenzioso giudiziario, pressione delle famiglie e didattica. Castellana (Gilda) contro gli Open Day: “Le scuole a caccia di studenti, non si promuove più lo studio ma solo progetti e laboratori”.
Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, ha rilasciato un’intervista a Orizzonte Scuola TV in vista del convegno nazionale del 13 dicembre dedicato al tema “Autonomia scolastica: fallimento o grande incompiuta?”.
Il sindacalista ha analizzato le criticità del sistema scolastico a partire dall’introduzione dell’autonomia scolastica, denunciando una deriva che ha trasformato le istituzioni educative in enti alla ricerca di iscrizioni anziché di qualità didattica.
La competizione tra istituti ha prodotto una caccia agli studenti
L’autonomia scolastica ha creato una competizione tra le scuole italiane che doveva migliorare la qualità dell’insegnamento. Castellana ha dichiarato che “quella che dovrebbe essere un’autonomia che metteva in concorrenza queste scuole per migliorare la qualità dell’insegnamento, per dare un peso maggiore alla didattica, invece, in realtà, è diventato un momento in cui l’autonomia è stata solo quello di catturare clienti”.Gli open day rappresentano per il sindacalista il simbolo di questa deriva. Le scuole promuovono palestre, laboratori e progetti senza mai sottolineare l’importanza dello studio.
Il coordinatore della Gilda ha osservato che “non troverai mai una scuola che dice iscrivetevi qui perché qua si studia”. La crisi demografica e il dimensionamento scolastico hanno accentuato questa tendenza alla ricerca di iscrizioni con strategie che il sindacalista definisce “squallide”.
Burocrazia e contenzioso giudiziario hanno sostituito la didattica
L’autonomia ha generato un aumento esponenziale della burocrazia scolastica. Castellana ha spiegato che i dirigenti scolastici si riempiono di carte per tutelarsi da possibili ricorsi delle famiglie e da situazioni contenziose. La soppressione del ricorso gerarchico ha prodotto un altro effetto negativo. Il coordinatore ha affermato che “se il dirigente scolastico nega un diritto, l’unica arma che ha il personale della scuola, i docenti o il personale ATA, l’unica arma che hanno è quella di andare dal giudice del lavoro a proprie spese”.
La situazione ha intasato le aule dei tribunali con cause di contenzioso scolastico in materia normativa e contrattuale. Le norme nazionali vengono sovrapposte da interpretazioni locali che aumentano la confusione invece di garantire chiarezza. La libertà di insegnamento, pertanto, subisce interferenze continue da parte di alcuni dirigenti che entrano nella didattica e nella valutazione.
La pressione delle famiglie impedisce la valutazione reale
I docenti vivono una condizione di crescente fragilità rispetto alle famiglie e ad alcuni dirigenti. Castellana ha denunciato che “non si può più bocciare, non si può più pensare di mettere un voto basso perché altrimenti poi non si iscrive nessuno più in quella scuola”. La pressione ha prodotto una distorsione del sistema valutativo che privilegia il mantenimento delle iscrizioni rispetto alla reale preparazione degli studenti. Il sindacalista ha proposto di contenere l’autonomia attraverso regole più certe che provengano dall’alto e limitino le scelte discrezionali degli istituti. La deriva è iniziata nei primi anni 2000 con l’introduzione del regime di autonomia.
La qualità della scuola non è migliorata con la riforma. Il sistema ha semplicemente moltiplicato gli adempimenti burocratici senza rafforzare l’aspetto centrale dell’istituzione scolastica: lo studio e la preparazione culturale degli studenti.

