Asilo estivo non accoglie i figli dei docenti

La Tecnica della scuola, 4.6.2025.

“Gli insegnanti a luglio non lavorano”. La protesta: “Allora va scartato chi è in ferie”.

Gilda Venezia

Il caso è scoppiato: a Cesena un centro estivo non ha accolto il figlio di una docente in quanto “è destinato principalmente alle famiglie in cui entrambi i genitori sono impegnati in attività lavorativa nel mese di luglio”. La madre del bambino, però, non ci sta.

Insomma, in questo centro estivo i figli dei docenti vanno in fondo alle graduatorie perché questi ultimi non lavorano in estate. Ma è davvero così? Quanti genitori sono in ferie nel periodo in cui mandano i propri figli nei centri estivi?

Ecco le parole della mamma docente, riportate da Cesena Today: “A quanto pare esistono ferie di serie A (dipendenti pubblici e privati) e ferie di serie B (insegnanti). Il motivo? A luglio i genitori non lavorano. Le ferie sono un diritto, non un criterio per essere esclusi da un servizio pubblico. Se questo principio fosse esteso, anche un dipendente privato in ferie a novembre dovrebbe vedersi negato l’accesso all’asilo. Ma non accade”.

“Iin realtà, anche a luglio molti docenti proseguono l’attività lavorativa: corsi di recupero, formazione, commissioni d’esame (come previsto dall’Om 55/2024). Altri integrano il reddito con attività autonome in regime di partita Iva, una prassi sempre più comune nel mondo della scuola. Secondo l’Istat, nel 2022 oltre il 15% degli insegnanti svolgeva un secondo lavoro. E anche chi non ha incarichi formali, spesso dedica l’estate alla preparazione dell’anno scolastico: aggiornamento di materiali, programmazione, inclusione, formazione Pnrr”.

“Il paradosso è evidente, se l’esclusione si basa sull’essere ‘in ferie’, allora il Comune dovrebbe verificare il piano ferie di tutti i genitori che fanno richiesta per l’asilo estivo. Chiunque risulti in ferie a luglio o agosto andrebbe scartato. Una misura inapplicabile e assurda, che dimostra l’arbitrarietà del criterio adottato. Il tutto avviene – conclude la donna con rammarico – in un Paese alle prese con un preoccupante crollo demografico. A Cesena, il tasso di natalità è sceso da 7,8 a 6,4 nati ogni mille abitanti in dieci anni. Se davvero si vuole incentivare la natalità, sostenere la genitorialità e garantire pari diritti, non si può continuare a costruire un welfare ‘a misura di dipendente privato’, escludendo chi lavora nell’istruzione. Un settore che educa, forma, accompagna. Ma che, ancora una volta, viene dimenticato”.

“Paradossale”, il commento della Gilda

“Quanto accaduto a Cesena è paradossale, ai limiti del ridicolo, un fatto che penalizza una categoria già vessata, da stipendi miseri, precarietà e lavoro sommerso”. E’ quanto afferma il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana.

“Affermare che ‘i docenti tanto a luglio non lavorano’ – dichiara Castellana – negando l’asilo estivo ai loro figli, è uno stereotipo che va combattuto. Gli insegnanti, come prevede il CCNL, a luglio iniziano il periodo di ferie, non un congedo facoltativo. E le ferie, come per tutte le altre categorie, sono un diritto del lavoratore e non un criterio per essere esclusi da un servizio oltre che pubblico, fondamentale per le famiglie”.

“Quello che accade al nostro comparto è discriminatorio – continua Castellana – se estendessimo questo principio, anche un dipendente privato in ferie a novembre dovrebbe vedersi negato l’accesso all’asilo. In un momento in cui assistiamo ad un preoccupante calo demografico – chiosa – applicare misure restrittive non incentiva di certo la natalità, oltre che, ancora una volta, fa sì che questa categoria sia sempre più marginalizzata e dimenticata”.

La replica dell’assessora/docente

La replica dell’assessora alla Scuola e ai Servizi per l’Infanzia Maria Elena Baredi, che è anche insegnante, non si è fatta attendere: “I centri estivi – commenta l’assessora– sono un servizio indispensabile per moltissime famiglie, lo sono in riferimento alla stagione estiva, ovvero con riferimento alle settimane di sospensione dell’attività didattica, ma anche in relazione alla necessità per i genitori di conciliare impegni professionali con la vita familiare. Non a caso, con lo scopo di rispondere a questo bisogno, la città mette a disposizione numerose tipologie di servizi e diverse opzioni di centri estivi, anche tematici. È questa una premessa che riteniamo fondamentale, oltre che necessaria, per rispondere a quanto scritto da una mamma in merito alla non ammissione dei propri figli”.

“In relazione all’accesso ai centri estivi – prosegue l’assessora – la normativa in vigore prevede che sia riservato ai figli di genitori lavoratori, in cui entrambi o l’unico genitore esercitino attività lavorativa nel periodo interessato dal servizio. Questa misura è stata adottata per assicurare priorità a quelle famiglie che, non avendo altre soluzioni di conciliazione, necessitano concretamente del servizio proposto. Tuttavia, come indicato dalla mamma e come appurato da me stessa considerato che lavoro come maestra da molti anni, nei periodi di sospensione delle lezioni i docenti possono essere impegnati in attività funzionali all’insegnamento, secondo quanto previsto dal piano annuale delle attività, deliberato dal collegio dei docenti. Tali attività includono: consigli di classe (fino a un massimo di 40 ore annue); scrutini, esami e attività connesse; collegi docenti e attività di programmazione/verifica (fino a 40 ore annue); eventuali attività di aggiornamento e attività aggiuntive su base volontaria”.

Dettaglia ancora Baredi: “È quindi evidente che, in assenza di tali impegni pianificati e formalizzati, la semplice ‘reperibilità’ del docente non rappresenta un’attività lavorativa in senso giuridico né amministrativo. In tal caso, il docente non risulta a tutti gli effetti in servizio. Tutti i richiedenti il servizio devono presentare una dichiarazione attestante l’attività lavorativa nel periodo richiesto. Gli uffici comunali procedono alla verifica di tali dichiarazioni, chiedendo conferma al datore di lavoro, come previsto dal regolamento. I docenti che hanno presentato dichiarazione del dirigente scolastico attestante la loro presenza a scuola (intero mese di luglio o parte di esso) per attività programmate e approvate, hanno ottenuto regolarmente il posto al centro estivo. Parimenti, i docenti che hanno dichiarato lo svolgimento di un’attività lavorativa estiva, assumendosene la piena responsabilità, e consapevoli delle restrizioni sul doppio lavoro per i dipendenti pubblici, sono stati ammessi al servizio”.

“Nel caso specifico – prosegue ancora l’assessora – la mamma che firma usufruirà delle proprie legittime ferie nel mese di agosto. Tuttavia, nel mese di luglio, non essendo impegnata in attività lavorative né scolastiche formalmente riconosciute, la sua richiesta si configura come non prioritaria rispetto a quella di altri genitori lavoratori – impiegati nei settori produttivi, nei servizi, nell’agricoltura, negli uffici – che necessitano del servizio per poter continuare a lavorare durante l’estate”.

“Non si tratta, dunque – spiega ancora – di una mera esclusione, bensì dell’applicazione di criteri oggettivi, trasparenti e uguali per tutti, finalizzati a garantire il diritto al servizio a chi effettivamente lavora durante il periodo di erogazione del centro estivo. Se fossimo nelle condizioni di soddisfare tutte le richieste, lo faremmo senz’altro; tuttavia, l’adozione di criteri – e non certo di discriminazioni, termine utilizzato impropriamente nella lettera – si rende necessaria anche perché se accogliessimo la domanda degli insegnanti toglieremmo il posto alle famiglie che hanno più diritto. La città, come già detto, mette a disposizione numerose altre tipologie di servizi e diverse opzioni di centri estivi, anche tematici, a cui poter fare riferimento. Rimaniamo comunque disponibili per qualsiasi ulteriore confronto in presenza su questo tema”, conclude l’Assessora Baredi.

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