Arriva il docente “trasversale”
di Andrea Ceriani, La Tecnica della scuola
Ci riferiamo alla legge 22 del19 del febbraio 2025 che, per affrontare le problematiche scolastiche dell’ “ignoranza”, introduce un’ennesima figura di docente (ancora un’altra!): il docente ‘trasversale’, incaricato di una missione assai ardua (per questo dovrà essere adeguatamente preparato con specifici corsi di formazione). Sarà lui, infatti, che, attraverso un lavoro delicato e una completa e assoluta abnegazione, avrà l’onore e l’onere, accantonate o quanto meno ridimensionate le competenze cognitive (non solo i libri e i voti), di focalizzare la sua didattica su quelle ‘trasversali’.
Ovviamente tutti, più o meno, sappiamo a cosa si riferisce questo ‘sintagma’. I dotti parlano di life skills (ovviamente inglese). Gli ignoranti (come lo scrivente) cercano di tradurre correttamente con ‘competenze per la vita’ (al di là della divisione nelle materie tradizionali). Dieci fondamentali competenze (essenziali per il benessere e la realizzazione personale) distinte in tre macro-aree: competenze emotive, relazionali e cognitive.
Una bella ‘trovata’! Certamente questi nuovi docenti trasversali (scelti dopo attenta selezione) riusciranno con la loro preparazione a riavvicinare i ragazzi allo studio e a renderli preparati e sicuri per la loro lunga navigazione nell’oceano della vita. Non posso che gioire di tutto ciò e, nel contempo, provare anche un po’ di vergogna. Sì vergogna o almeno disagio. Sì perché fino ad oggi, ingenuamente, ritenevo che la scuola ‘tradizionale’, la scuola delle discipline, potesse (se svolta seriamente) preparare i giovani al domani e fornire loro tutte le competenze e le abilità necessarie per realizzarsi dopo il percorso scolastico.
Credevo (illuso!) che una buona lezione ‘frontale’ per ogni singola materia (lezione flessibile e adattata – ma con misura – ai tempi), la risoluzione dei compiti (in autonomia o in gruppo, a casa o a scuola), la riflessione sulle valutazioni ricevute (attuata anche con un sincero dialogo con i docenti) per capire i propri punti deboli ma acquisire anche una piena consapevolezza di sé e delle proprie capacità operative, organizzative e creative, le strategie da elaborare per gestire al meglio (anche emotivamente e psicologicamente) le molte discipline con cui confrontarsi, una continua meditazione su se stessi e sulla propria situazione scolastico-esistenziale, un costante esercizio ad un pensiero critico e, infine, la vita relazionale (empatia, comunicazione efficace, relazioni interpersonali) nella ‘società’ (scuola e classe, compagni e docenti), ebbene, pensate un po’, mi illudevo (docente dell’altro secolo) che tutto ciò, all’interno di una bilanciata programmazione disciplinare e di un coordinamento a livello di CdC., bastasse (se fatto bene) a dare ai giovani una solida preparazione e insegnargli le competenze di vita necessarie per l’avvenire.
Evidentemente mi ero sbagliato. In questo mondo metamorfico e deformato, artificiale e irrazionale, primitivo e tecnologizzato, saggio e stolto (straziato da mille contraddizioni), la scuola, evidentemente, ha bisogno (estremo bisogno) di un docente ‘trasversale’ (non cognitivo) che con grande arte oratoria attiri i giovani alla scuola e dia loro soprattutto (o soltanto) le imprescindibili ‘competenze per la vita’ (lezioni di sopravvivenza?).
Sicuramente sarà questa la via giusta da intraprendere per risolvere il problema della dispersione scolastica e della povertà educativa. Resta però un dubbio (o errato sospetto). Non si profila, in tal modo, la distopia che la scuola metta in seconda fila e minimizzi le materie tradizionali (e fondamentali) di ogni percorso formativo e ‘cambi pelle’, diventando un ‘centro di istruzione’, o di addestramento, teso, principalmente, a fornire indicazioni (‘istruzioni per l’uso’) per affrontare il futuro ‘a muso duro’, con forza e decisione, anzi per raggiungere, individualisticamente, successo e onori, anche a discapito di altri, tramite valide e acute competenze, raffinate e ambigue strategie comunicative e, magari, anche discutibili astuzie, simulate apparenze e studiati sentimenti?
No, assolutamente. Pensiero infondato e scorretto (scusate), me ne rendo conto. Non sono queste le intenzioni del Ministero. Semmai si punta a una armoniosa e sapiente società di pace ed eguaglianza dove tutti possano trovare accoglienza e valorizzazione. Non resta, quindi, che lodare e apprezzare l’iniziativa del Potere e sperare che tale sperimentazione possa proseguire con successo ed entri presto pienamente a regime. Comunque, al momento, è soltanto una sperimentazione (e chissà che non rimanga tale).