Gratteri: Abbiamo trasformato la scuola in progettifici
di Salvatore Pappalardo, La Tecnica della scuola
Gratteri: “Abbiamo trasformato la scuola in progettifici, i mesi passano e i ragazzi non sanno scrivere e leggere”
Oggi, 3 dicembre, nel corso della terza puntata di Educazione Civica in diretta della Tecnica della Scuola, è stato ospite il magistrato e procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che ha dialogato con gli studenti.
Gratteri e la sua esperienza a scuola
Gratteri ha iniziato parlando della sua esperienza tra i banchi di scuola:“Vengo da un paese rurale in Calabria. Non avevamo i soldi dell’autobus, andavo a Locri a scuola con l’autostop. Non sempre trovavo il passaggio, a volte arrivavo in ritardo a scuola. Spesso vedevo i morti a terra. Sono fortunato perché sono nato in una famiglia di persone generose che mi hanno dimostrato cos’è la legalità e il rispetto degli altri. Devo tanto ai miei genitori, che erano semi-analfabeti. Ma avevano avuto l’intelligenza di seguire e curare i figli dando regole basilari che loro prima di tutto praticavano. Questo è stato di grande insegnamento”.
“Finite le medie non sopportavo l’atteggiamento mafioso. Poi a Locri ho frequentato il liceo scientifico. Poi mi sono iscritto a Catania all’Università”.
Gratteri e le mafie
Gratteri ha poi parlato del concetto di “mafie”: “A seconda di dove sono collocate le mafie hanno usi e costumi diversi. Ma non esiste mafia che non abbia territorio. Il mafioso fa chiedere ai suoi affiliati di delimitare il territorio. Chiedere la mazzetta è anche un’azione volta a questo”.
Cosa fare per combattere le mafie?
Ecco il suggerimento di Gratteri per i ragazzi per combattere le mafie:“La prima forma di antimafia è: studiare. Non per prendere la sufficienza. Oggi metà del tempo i docenti lo perdono a scrivere pareri standard spesso fatti con il copia e incolla, pomeriggi interi che potevano essere dedicati ai ragazzi per una scuola a tempo pieno. Le ore didattiche si stanno riducendo sempre più e abbiamo trasformati la scuola in progettifici, con progetti spesso inutili. E i mesi passano e i ragazzi non sanno scrivere e leggere”.
“Penso che i ragazzi dovrebbero studiare una volta tornati a casa, dare il telefono alla mamma e dire, fino alle venti, che non ci sono. Spesso si ha l’idea che il concorso si prepara dal bando fino a quando si va a sedere. Il concorso si prepara dalle scuole elementari. La lingua italiana si insegna e si impara fino alle scuole medie, poi non si insegna e si impara più. Sarò retrogrado ma l’idea di fare entrare sempre di più le famiglie a scuola non sia una grande idea. L’insegnante ha studiato una vita per imparare come insegnare una materia. Mi spiegate un medico, un muratore, cosa capisce di come spiegare la lingua italiana ai suoi figli? Cosa c’entra il genitore all’interno della scuola? L’insegnante deve essere lasciato in pace”.
“Spesso dando l’ingresso ai genitori nelle scuole si crea confusione. Il genitore spesso per coprire le deficienze affettive che ha con i figli pensa di coprirle facendo l’arrogante con gli insegnanti per un voto più basso che a suo avviso non meritava. Non c’è cosa più deleteria per la formazione di un ragazzo. Il genitore scostumato e arrogante, di base tutti i cinquantenni lo sono, va a fare il processo per direttissima al docente nel corridoio della scuola. Bisogna mettere un argine a questo”.
“La base è lo studio. Non ci sono alibi se non si studia. Ovviamente bisogna fare delle scelte etiche, dal bar in cui andare il sabato sera, dal locale in odor di mafia. Il futuro è dei giovani? Il futuro è di tutti i viventi, anche del novantenne che sceglie se comprare il latte in un supermercato A o B. Potete impegnarvi nel sociale, col volontariato. Progetto sulla legalità? C’è una priorità, dedicare un giorno a dedicare i tossicodipendenti. Lo dico ai dirigenti scolastici. Chiedete ai tossici come hanno iniziato a drogarsi, se sono d’accordo sulla legalizzazione delle droghe leggere. Oppure, si può andare nei reparti geriatrici degli ospedali. Quando piange un ragazzo o una ragazza non mi dispiace, se piangono gli anziani soli sì”.
Cosa significa essere magistrato?
Gratteri ha anche spiegato cosa significa essere magistrati. “Magistrato lo fai se credi nella tua funzione. Questo lavoro è molto duro. Nella Pa siamo privilegiati, guadagniamo bene. Io guadagno ottomila euro al mese, i vostri insegnanti meno di duemila euro. Questo non è giusto, do una importanza ai docenti che non avete idea. L’importanza di una scuola efficiente e di docenti meglio pagati è cruciale. Vedete spesso i docenti come gli sfigati, invece poi da adulti vi renderete conto di quanto sono preziosi per la vostra formazione”, ha detto agli studenti.
Gratteri ha commentato il fatto di vivere sotto scorta dal 1989: “La vita privata è zero. Sono in ufficio dalle sette di mattina alle otto di sera. Non faccio vita sociale a Napoli. Non frequento nessuno. Meno persone frequento meglio è. Bisogna avere la convinzione che quello che stai facendo serve, questo dà la forza di vivere in cattività. Proprio perché si ha il potere non si deve esercitare il potere”, ha poi concluso, dicendo di non accettare biglietti di teatro o eventi a lui regalati.
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