Riforma Gentile, la scuola non è per tutti
di Matteo Liberti, Focus
Come la Riforma Gentile “riorganizzò” la didattica. La scuola fascista fissò l’obbligo a 14 anni, ma già alle medie si accedeva all’avviamento professionale: le aule divennero così appannaggio delle élites .
In epoca fascista (1922-1943) le scuole divennero strumento di propaganda e indottrinamento, con libri di testo che mitizzavano le imprese di Mussolini, insegnando che “il duce ha sempre ragione“.
SCUOLA ELITARIA. In questo contesto la Riforma del Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile (1875-1944) del 1923 riorganizzò la scuola in senso elitario, privilegiando il liceo classico, destinato ai rampolli delle famiglie più facoltose e unica via d’accesso all’università, relegando l’istruzione tecnica alle classi popolari. Fu inoltre reso obbligatorio l’insegnamento della religione cattolica alle elementari.
GINNASTICA PARAMILITARE. Il controllo ideologico da parte del regime aumentò con i successivi ministri dell’istruzione fascista, pronti a far riscrivere i manuali scolastici e a tramutare le ore di educazione fisica in una specie di addestramento paramilitare.
GIOVENTÙ FASCISTIZZATA. I bambini venivano inquadrati nell’Opera Nazionale Balilla e le bambine nell’organizzazione delle Piccole Italiane, destinata a formare future madri devote.
Tra un insegnamento e l’altro – con maestri e professori obbligati a giurare fedeltà al fascismo – si cantavano inni, si imparava a eseguire il saluto romano e si ripetevano motti come “credere, obbedire, combattere“, il tutto in istituti tappezzati con simboli del regime, in una logica totalitaria.
IL TESTO UNICO. Il controllo sui testi scolastici da parte del regime fascista mirava a veicolare anche a scuola gli ideali del fascismo al potere. Culmine di questa politica fu l’introduzione nel 1929 del Testo unico di Stato da usare in tutte le scuole pubbliche e private italiane. Il testo, che venne rivisto ogni tre anni fino al 1943, raggruppava tutte le materie, tra cui spiccava Cultura fascista, in cui si fornivano nozioni volte a celebrare il fascismo e la grandezza di Mussolini. Insomma, l’indottrinamento dei giovani rispondeva al motto del regime “libro e moschetto, fascista perfetto“.
Il Testo unico venne abolito con la caduta del fascismo mentre i manuali per le scuole di grado più alto vennero frettolosamente depurati dagli elementi che richiamavano il regime e la monarchia.
IL TESTO UNICO. Il controllo sui testi scolastici da parte del regime fascista mirava a veicolare anche a scuola gli ideali del fascismo al potere. Culmine di questa politica fu l’introduzione nel 1929 del Testo unico di Stato da usare in tutte le scuole pubbliche e private italiane. Il testo, che venne rivisto ogni tre anni fino al 1943, raggruppava tutte le materie, tra cui spiccava Cultura fascista, in cui si fornivano nozioni volte a celebrare il fascismo e la grandezza di Mussolini. Insomma, l’indottrinamento dei giovani rispondeva al motto del regime “libro e moschetto, fascista perfetto“.
Il Testo unico venne abolito con la caduta del fascismo mentre i manuali per le scuole di grado più alto vennero frettolosamente depurati dagli elementi che richiamavano il regime e la monarchia.

