Sit-in di un gruppo di genitori davanti a scuola per denunciare “clima di violenza in classe”: il caso nel Trevigiano

da il fatto quotidiano

La protesta dopo vari confronti con le istituzioni che non avrebbero avuto effetti. L’assessore: “Abbiamo messo a disposizione due educatori speciali”. Il sindaco: “Faremo un altro incontro”
La storia è lacerante, divisiva, comunque con risvolti molto delicati. Sono coinvolti gli alunni di una scuola primaria che si trova in provincia di Treviso, dove un bambino è accusato di creare problemi di convivenza con i compagni e perfino con il corpo insegnante, visto che una maestra è finita al pronto soccorso. Da una parte un bambino solo, che evidentemente soffre di una situazione di profondo disagio. Dall’altra una classe quasi al completo, con i rispettivi genitori. Sono stati questi ultimi a mettere in atto una protesta pubblica, dopo i racconti che i loro figli hanno riportato. Si sono recati di fronte alla scuola, portando con sé alcuni cartelli: “No volgarità a scuola”, “Il bullismo non insegna, segna”, “Scuola serena per tutti”, “Scuola senza violenza”, “Grazie maestre”.

Al di là delle frasi, la presenza dei genitori è suonata come una richiesta pressante a chi ha compiti istituzionali, a cominciare dalle autorità della scuola e del Comune. Chiedono provvedimenti e hanno deciso che, finché non verranno adottati, terranno i loro figli a casa. Nelle dichiarazioni rilasciate ai giornali locali parlano di “una protesta dettata dai timori per l’incolumità dei bambini” e di “un clima di continua e costante violenza verbale e psicologica, in qualche caso già sfociata in violenze fisiche, anche contro un bimbo con fragilità”. I genitori hanno anche invocato l’intervento del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, pur manifestando apprezzamento e solidarietà nei confronti degli insegnanti.

Il sit-in arriva al culmine di un periodo di confronti in diverse sedi istituzionali, che però non hanno avuto effetto. Anzi si sarebbe assistito a un rimpallo di responsabilità, nonostante la vicenda abbia origine nell’anno scolastico 2024-25. L’assessore all’istruzione del Comune trevigiano ha dichiarato: “Siamo stati investiti del caso dall’ex preside nel maggio scorso. Ci siamo attivati, in costante contatto con i genitori. Abbiamo attivato un progetto con la scuola, con la messa a disposizione di due educatori speciali per due ore, due volte alla settimana, per seguire il buon andamento delle dinamiche di classe”.

I genitori si sono però rivolti all’avvocato Luisa Pola di Treviso. “Non mi è stato chiesto di trovare un colpevole, qui non si parla né di colpevoli né di vittime. Si tratta di dinamiche difficili che stanno arrecando danni ai bambini dei genitori che assisto. Mi hanno chiesto di interfacciarmi con le istituzioni”. Sono così partite le segnalazioni per gli Uffici scolastici provinciale e regionale. Per due giorni gli alunni sono stati tenuti a casa. Potrebbero tornarvi dopo che il sindaco ha incontrato i genitori autori della protesta. “Ci siamo confrontati su una tematica molto delicata – ha detto il primo cittadino –. A breve ci troveremo con tutti i protagonisti e gli attori di questa vicenda. Il disagio dei genitori che arrivano a protestare davanti alla scuola non è da sottovalutare. So che il tema è seguito con attenzione dalla dirigente scolastica, dai servizi sociali e dall’Usl, ma allo stesso tempo va data grande attenzione anche a queste famiglie, che si sentono in un momento di fragilità. Non ne faccio una questione di un ragazzo o di un altro: vanno tutelati tutti. A ciascuno deve essere garantito il diritto all’istruzione, ma nel rispetto reciproco”.

 

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