Non c’è più scuola senza ChatGpt
La Tecnica della scuola
Il traffico crolla se gli istituti sono chiusi. L’esperto: usato solo come scorciatoia e preso solo quando serve.
Non si può più fare a meno di ChatGpt: questa affermazione è vera soprattutto per quanto riguarda gli studenti delle scuole. Come riportato dal docente Marco Camisani Calzolari, secondo OpenRouter, il 27 maggio, piena stagione di esami, è stato il giorno di massimo utilizzo dell’anno. Poi, con la chiusura delle lezioni a inizio giugno, il calo è stato netto e costante. Lo stesso copione si ripete ogni weekend e in ogni vacanza: meno scuola, meno ChatGPT.
“Antibiotico preso solo quando serve”
“Non è un’oscillazione casuale. È una radiografia precisa di come viene usata l’AI dagli studenti. Durante l’anno scolastico diventa il ‘fornitore ufficiale’ di compiti fatti, testi già pronti, ricerche confezionate in pochi secondi. Poi, quando le aule si svuotano, sparisce anche il bisogno di farla lavorare al posto loro. La narrativa ufficiale parla di strumento per ‘apprendere più velocemente’ o ‘potenziare la creatività’. Ma i dati raccontano altro: ChatGPT è usato in larga parte come scorciatoia. Un aiuto che non stimola a ragionare, ma a delegare. Con un effetto collaterale serio: meno esercizio mentale, meno allenamento alla memoria, meno capacità di scrivere e argomentare senza stampelle digitali”, ha aggiunto l’esperto.
Ed ecco un’amara conclusione: “Il punto è che non stiamo osservando un’adozione stabile, integrata nell’apprendimento quotidiano. Stiamo guardando un picco stagionale legato agli esami, come un antibiotico preso solo quando serve. E questo, per chi sperava in una rivoluzione educativa, è un segnale tutt’altro che rassicurante”.
Intelligenza artificiale a scuola, i docenti la usano?
ono stati presentati lo scorso 13 marzo, presso Fiera Didacta Italia, i dati dell’indagine sull’uso dell’intelligenza artificiale generativa a scuola, condotta da INDIRE in collaborazione con “La Tecnica della Scuola”, che ha coinvolto 1.803 docenti di ogni ordine e grado.
Alla presentazione hanno partecipato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, Aluisi Tosolini, filosofo dell’educazione e i ricercatori INDIRE Samuele Borri, Samuele Calzone e Matteo Borri.
I risultati dell’indagine mostrano che oltre la metà degli insegnanti intervistati utilizza regolarmente strumenti di IA nelle proprie attività didattiche. In particolare, il 52,4% dichiara di servirsi dell’intelligenza artificiale per supportare la didattica, mentre il 10% la utilizza come strumento compensativo per studenti con difficoltà.
L’intelligenza artificiale si rivela utile anche per compiti non strettamente legati all’insegnamento: il 56,7% degli intervistati la usa per elaborare relazioni e progettazioni didattiche, mentre il 21,5% la sfrutta per redigere verbali di riunioni.