Quei giovani che si fidano (molto) dei prof e per nulla dei politici
, il Sussidiario
La fiducia ha un ruolo chiave nelle relazioni degli adolescenti, scuola compresa. I dati dell’indagine “Generazione Z 2024” dell’Istituto Toniolo-Ipsos
Molteplici studi hanno messo in luce l’importanza della fiducia per la qualità delle relazioni e per l’adattamento psicosociale delle persone. Secondo Erikson, lo sviluppo di fiducia rappresenta uno dei principali fattori che incidono sulla formazione dell’identità dell’adolescente.
Infatti, la possibilità durante l’infanzia di raggiungere un appropriato bilanciamento tra fiducia e sfiducia nei confronti del mondo e delle relazioni esterne, grazie al rapporto stretto con i propri genitori e altre figure significative, promuove lo sviluppo identitario, che è uno dei compiti centrali durante l’adolescenza.
Inoltre, ad un livello più generale, la fiducia è un elemento centrale non solo dello sviluppo umano, ma anche della creazione del legame sociale e promuove senso di sicurezza oltre che speranza.
Ma cosa si intende per fiducia? Denise Rousseau (et al., 1998) ha proposto la seguente definizione: “la fiducia è uno stato psicologico caratterizzato da aspettative positive nei confronti delle intenzioni e dei comportamenti di un altro, e in virtù di esse include la propria intenzione di accettare di essere vulnerabile”.
Quest’ultima caratteristica di apertura rischiosa è inerente alla condizione di incertezza e di scommessa nei confronti dell’altro, delle sue intenzioni (benevole o meno) nei propri confronti, ed è tanto più rilevante quanto più si è in situazioni di interdipendenza.
La fiducia è un costrutto relazionale: si dà fiducia a qualcuno che lo merita, ma lo merita perché? Lo merita sulla base di aspetti cognitivi (ossia delle informazioni sull’altro e sulle strategie cognitive utilizzabili per prevedere il suo comportamento) e/o di quelli emotivi dati dalla condizione di incertezza (paura di fidarsi, oppure coinvolgimento “cieco”).
Tale “centratura” cognitivo-emotiva è tipicamente moderna, caratteristica di un vivere sociale contingente nel quale campeggia l’individuo, la sua libertà, le sue scelte e le sue decisioni.
Meno frequenti sono invece i riferimenti agli aspetti pro-sociali o morali della fiducia, forse perché oggi più fragili: ci si fida di chi si dimostra affidabile, capace di comportamenti etici, di impegno e lealtà.
Attualmente la fiducia viene comunemente tripartita in differenti forme a seconda del target verso cui è diretta: fiducia di base o generalizzata per indicare un primario senso di fiducia nelle persone in generale e nel mondo; fiducia interpersonale che indica, invece, quella presente nelle relazioni fiduciarie più vicine ed infine fiducia sistemica che riguarda relazioni più distanti come quelle con l’organizzazione sociale, istituzionale e di mercato.
Considerando la fiducia interpersonale e quella sistemica, di chi si fidano oggi le/gli adolescenti? Quanto si fidano? A questa domanda ha cercato di rispondere la rilevazione “Generazione Z” 2024, effettuata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo-IPSOS, su un campione di 800 persone rappresentative della popolazione italiana di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Al campione è stato proposto un questionario via CAWI.
I risultati alla domanda “Quanto ti fidi di…” sono presentati nella Tabella 1, considerando il genere e due fasce d’età (14-16 anni e 17-19 anni).
Partiamo dai risultati relativi alla fiducia interpersonale. Se consideriamo la percentuale di “abbastanza” o “molto”, si vede che la madre raccoglie sempre un elevato livello di fiducia da parte sia dei ragazzi sia delle ragazze, mentre il padre, pur riscuotendo elevato livello di fiducia, mostra una percentuale simile a quella della madre per i maschi, ma leggermente inferiore per le figlie femmine. Percentuale simile di fiducia riscuotono gli amici e le amiche.
Questi risultati confermano quanto rilevato dalle ricerche simili degli ultimi anni, che mostrano un tessuto fiduciario composto da relazioni a livello intergenerazionale, i genitori, sia a livello orizzontale, amici/amiche.
I dati raccolti mostrano che, a seguire, troviamo gli/le insegnanti e gli amici/le amiche dei genitori e subito dopo gli allenatori/le allenatrici. È questo un dato molto interessante perché significa che gli/le adolescenti guardano con fiducia agli adulti più prossimi dei contesti sociali che attraversano, cercando in loro la possibilità di costruire legami sociali significativi e impattanti sulla costruzione della loro identità in termini di sicurezza interiore.
Da sottolineare il ruolo svolto da amici/amiche dei genitori: adulti che nella loro generatività sociale contribuiscono a costruire una sorta di “famiglia allargata”, in cui esercitano genitorialità sociale prendendosi cura non solo dei propri figli/delle proprie figlie, ma di tutta una generazione di giovani.
Insegnanti, amici dei genitori, allenatori, rappresentano importanti buffering nei momenti o nelle situazioni di fatica delle famiglie, offrendo sostegno e possibilità di crescita agli/alle adolescenti.
Se passiamo a considerare la fiducia sistemica, riscontriamo un’elevata fiducia nelle forze dell’ordine, ma una scarsissima fiducia nella classe politica. Di particolare interesse osservare che mentre per tutte le altre figure la fiducia diminuisce al crescere dell’età, in merito alla classe politica essa aumenta al crescere dell’età.
La diminuzione della fiducia con il trascorrere degli anni è un risultato preoccupante. Cosa accade durante questi anni? Possiamo ipotizzare che i ragazzi e le ragazze vivano episodi di sfiducia o tradimento in cui la fiducia si caratterizza non solo come sicurezza, ma anche come rischio. Esperienze di tradimento o sfiducia, avute con genitori, coetanei ma anche con insegnanti o allenatori, incidono sull’andamento fiduciario degli adolescenti.
Questo dato ci dice ancora una volta che la fiducia non è una predisposizione stabile, più o meno definita, ma è, piuttosto, un costrutto malleabile che può essere influenzato da cambiamenti nel contesto sociale e relazionale. Ne deriva che, se le relazioni che gli/le adolescenti riescono a costruire sono forti, i piccoli tradimenti vissuti non li portano necessariamente a rompere il legame.
Questa considerazione richiama una chiara sfida per il mondo adulto, perché sottolinea l’importanza di accompagnare i ragazzi e le ragazze ad elaborare quelle esperienze di tradimento che possono verificarsi nelle relazioni, aiutandoli in una risignificazione che eviti il diffondersi di una sfiducia generalizzata.
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