Precariato nella scuola raddoppiato in 10 anni nonostante i concorsi continui

In dieci anni il personale precario della scuola – insegnanti e Ata – è più che raddoppiato. “È un’emergenza sociale”, grida il segretario nazionale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile, esaminando i dati diffusi dal ministero dell’Istruzione e del Merito sul precariato scolastico nel 2023-24. Lo scorso anno i contratti di supplenza per i docenti hanno toccato la cifra record di 232.472 di cui 177.101 su cattedre intere e 53.371 su spezzoni orari. Anche tra il personale Ata si registra una crescita significativa, con 53.457 supplenze complessive, 3.036 in più rispetto all’anno precedente. Un aumento che – a onor del vero – non si è verificato tra maestri e professori perché in quel caso vi è stata una diminuzione di circa duemila precari. Resta, tuttavia, paradossale che nonostante il continuo susseguirsi di concorsi – ordinari, straordinari, Stem, Pnrr – il precariato non si arresti.
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Prendendo in mano i numeri forniti dalla Uil Scuola si scopre che fino al 2020 l’asticella dei contratti a tempo determinato si fermava sotto i 200mila con un aumento medio di ventimila l’anno. Il boom dell’utilizzo dei precari è avvenuto nel 2020-21 quando si è arrivati a 212.407 contro i 186.004 dell’anno precedente. Da allora, nonostante il susseguirsi a Palazzo Chigi di diverse figure (Giuseppe Conte, Mario Draghi, Giorgia Meloni) il dato è rimasto stabile ad eccezione – come già evidenziato – della piccola inversione dell’ultimo anno. Diversa la situazione degli Ata dove il raddoppio decennale esiste ma vi è stato un aumento del precariato sempre costante e particolarmente eccessivo negli ultimi anni: nel 2021-22 erano 43.759 nel 2022-23 sono arrivati a 50.421 fino al dato attuale.
Le previsioni per il prossimo non sembrano essere rosee a detta delle organizzazioni sindacali. La legge di bilancio ha previsto un taglio di 5.600 posti per il personale docente e di 2.174 posti di collaboratore scolastico. Una misura che va nella direzione opposta rispetto alla necessità di garantire continuità didattica per gli alunni e una prospettiva di stabilizzazione per lo stesso personale. “Anche per il personale Ata la situazione è critica: quasi un lavoratore su cinque ha un contratto a tempo determinato. Il ricorso sistematico alle supplenze incide negativamente su tutta l’organizzazione scolastica”.
Serve – spiega D’Aprile – un “piano straordinario di immissione in ruolo, la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, il pieno utilizzo di tutte le graduatorie esistenti, comprensive degli idonei. La politica deve prendere atto che il sistema di reclutamento fin qui attuato è stato fallimentare. Una scuola precaria rende un paese precario”. Una piaga che, nonostante i richiami e le condanne dell’Unione Europea, persegue nell’adoperare per la scuola lo strumento dei contratti a tempo determinato che creano un danno non solo al dipendente ma anche agli alunni ai quali non può essere garantita la continuità didattica.