Docente aggredito da alunni, non vuole tornare a scuola
La Tecnica della scuola
Era rientrato prima dalla malattia ed è stato picchiato di nuovo.
I due studenti sono stati indagati. Violenza sui docenti, le nuove misure.
Un docente è stato picchiato da due studenti diversi due volte in meno di un mese: un bilancio che fa accapponare la pelle. Tutto vero, è tutto accaduto in un istituto superiore di Torino. Inutile dire che il professore vittima delle aggressioni non voglia più tornare a scuola.
Il docente, come riporta La Repubblica, ha 30 anni ed è stato aggredito per l’ultima volta in palestra. Aveva anticipato il rientro dal periodo di malattia dopo l’aggressione di fine aprile. “Devo iniziare le interrogazioni”, aveva motivato la scelta.
I due studenti sono stati indagati
Ecco cosa è successo: due studenti minorenni si trovavano nello spogliatoio della palestra quando il professore ha chiesto loro di uscire, probabilmente per iniziare le interrogazioni di diritto, materia che insegna. Uno dei due lo ha colpito al volto mentre l’altro ha reagito con minacce verbali. “Nessuno può dirci cosa fare”, la sfida dei giovani agli adulti.
L’insegnante è stato trasportato in codice verde in ospedale. I due studenti sono stati identificati e risultano indagati dalla polizia per lesioni e minacce. Ai colleghi che lo hanno sentito per mostrargli solidarietà il docente ha confidato di essere “sconfortato”, di non volere né tornare in aula né partecipare agli scrutini finali.
Sempre nello stesso istituto, un altro studente ha causato una fiammata al primo piano dell’edificio utilizzando una bomboletta di deodorante spray e un accendino. Anche in questo caso, il responsabile — minorenne — è stato denunciato. In un’aula vicina un altro giovane ha minacciato una professoressa. I docenti dicono di sentirsi “in trincea” e “disarmati”. Perché ormai “queste aggressioni e minacce sono all’ordine del giorno”.
“Vedono che le loro azioni non hanno conseguenze e continuano”, allarga le braccia un insegnante. In alcuni casi i ragazzini tirano fuori il cellulare, riprendono le minacce, i video finiscono su Telegram o Whatsapp, si fanno grandi con i coetanei e con le fidanzatine. Sui social ci sono dei canali dove questi video vengono condivisi per far vedere chi ottiene più visualizzazioni.
I docenti chiedono di essere dotati “della qualifica di polizia amministrativa per far scattare l’arresto in flagranza”.
Violenza sui docenti, le nuove misure
Nel Consiglio dei Ministri del 30 aprile è stato esaminato uno schema di disegno di legge in materia di tutela del personale docente della scuola e dei dirigenti scolastici. Come riporta ItaliaOggi, per gli adulti che aggrediscono docenti e dirigenti, arrecando lesioni, inoltre è previsto un aggravamento delle pene e l’arresto in flagranza.
Ecco le parole di Valditara in conferenza stampa: “Per quanto riguarda il secondo provvedimento si prevede l’arresto obbligatorio in flagranza di reato in caso di lesioni personali a docenti e dirigenti scolastici, non mere aggressioni verbali. Si prevede un aggravamento delle pene per lesioni al personale; ad esempio si passa per le lesioni lievi da sei mesi a tre anni fino a due anni a cinque anni. Perché questa norma? Il personale scolastico è quello più toccato da aggressioni. Sono soprattutto i genitori che picchiano. Un insegnante, un dirigente scolastico, non si tocca. Posso anche aggiungere che la funzione delicata e importante dell’educatore deve essere preservata. L’obiettivo primario è avere condizioni di serenità per i nostri figli. L’arresto in flagranza non si estende ai minori”.