Il lavoro sommerso degli insegnanti
di Luigi Rovelli, Scuola in FormaFino a 50 ore a settimana per stipendi tra i più bassi d’Europa. Docenti super impegnati e mal pagati: il lavoro sommerso, quello che non conteggiato nello stipendio, vale 14.000 euro annui.
Dietro le 18 ore settimanali di lezione frontale previste dal contratto, si nasconde un carico di lavoro ben più pesante e, soprattutto, poco riconosciuto. Gli insegnanti italiani dedicano ogni giorno, inclusi i festivi, tra le due e le tre ore ad attività scolastiche che vanno dalla preparazionee correzione dei compiti – spesso personalizzati – alla burocrazia, fino agli incontri con famiglie e colleghi, all’aggiornamento professionale e ad altre incombenze legate alla didattica e all’organizzazione scolastica.
Altro che “vita comoda”: gli insegnanti italiani tra lavoro sommerso e stipendi da fame
A rilevare l’entità di questo impegno sommerso è uno studiocommissionato dalla Provincia autonoma di Bolzano, che ha coinvolto 5.200 docenti altoatesini, mettendo nero su bianco ciò che da anni il mondo della scuola denuncia: l’orario d’aula è solo una parte del lavoro docente. Secondo l’indagine, gli insegnanti di ruolo lavorano in media 1.660 ore annue, equivalenti a 36 ore settimanali per 45 settimane all’anno. Un dato che, per i supplenti, si attesta a circa 1.580 ore.
Oltre la cattedra: il tempo “nascosto” che vale 14 mila euro l’anno
Lo studio ha stimato che, applicando una tariffa oraria di 17,50 euro, il valore del lavoro sommerso dei docenti si aggiri intorno ai 14.000 euro annui. Un importo che non compare in busta paga e che non è percepito dall’opinione pubblica, spesso ancorata all’idea di una professione “comoda”, fatta di pomeriggi liberi e lunghe vacanze. Eppure, il lavoro dell’insegnante non si ferma nemmeno durante le festività: anche a Natale e Pasqua si correggono compiti, si preparano lezioni e si gestiscono scadenze scolastiche. In certi periodi dell’anno, il carico può superare le 50 ore settimanali. Un impegno che comprende: programmazioni annuali, PEI e PDP, riunioni, aggiornamento, progetti scolastici, gestione dei BES, prove INVALSI, formazione su nuove piattaforme informatiche, uscite didattiche e molto altro ancora.
Il confronto con l’Europa: meno ore in aula, ma più carico sommerso
Secondo i dati OCSE, il monte ore frontale degli insegnanti italiani è inferiore a quello di molti colleghi europei. Nella scuola primaria, ad esempio, un docente francese rimane in classe il 20% di tempo in più. Ma il quadro cambia radicalmente se si considerano le attività extra-aula: in questo caso, i docenti italiani risultano fortemente penalizzati, costretti a sobbarcarsi compiti spesso non retribuiti e fuori da ogni misurazione contrattuale.
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